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view post Posted: 6/2/2018, 12:22 ALCOLISMO E DIPENDENZE -FIORI DI BACH - Dipendenze
I FIORI DI BACH PER LE DIPENDENZE PATOLOGICHE






La radice del verbo dipendere contiene in sé il suo significato: pendere, essere appesi, legati a qualcosa. La dipendenza in tutte le sue manifestazioni è un bisogno incoercibile di una sostanza o di un farmaco, di mettere in atto un comportamento o di svolgere un’attività. Quando essa si riferisce alle relazioni, consiste nell’incapacità di fare a meno di una persona (dipendenza affettiva). Riguardo a questi oggetti della dipendenza si determina una condizione di assuefazione caratterizzata da un complesso di comportamenti e cambiamenti fisiologici. Una loro sottrazione provoca uno stato di malessere psichico e fisico definito astinenza.

La prima fondamentale classificazione di dipendenze patologiche consiste nella distinzione tra quelle relative all’uso di sostanze chimiche (alcol, droga, fumo, farmaci), e quelle in cui non è implicato l’uso di sostanze. In questo caso gli oggetti della dipendenza sono comportamenti o attività leciti e socialmente accettati: le cosiddette New Addictions (nuove dipendenze) comprendono la dipendenza dal gioco d’azzardo, dall’utilizzo di Internet, dallo shopping (shopping compulsivo), dal lavoro, dal sesso, dal cibo, dalle persone (genitori, partner amorosi o sessuali, capi carismatici).
Tanti psicologi e studiosi, nel corso degli anni, hanno scritto sulle dipendenze; ciascuno di loro ha cercato di sciogliere la complessità profonda alla base di questo disagio con l’obiettivo di trovare un comune denominatore e interventi terapeutici risolutivi. Il dato più importante che è emerso comunemente è che esiste una sostanziale differenza tra le dipendenze, ma non tra i dipendenti.



All’origine dello squilibrio del soggetto dipendente c’è un cattivo rapporto con le figure di riferimento e di sostegno. Ogni individuo vive delle dipendenze sane, ovvero quelle finalizzate al benessere fisico e all’equilibrio psicologico, che si manifestano con il bisogno di aria, di acqua, di cibo e di tutte quelle componenti che arricchiscono l’Io: le relazioni sociali e affettive, le necessità della propria vita interiore. La prima dipendenza sana che ogni persona sperimenta è quella con la madre. L’esito di questa precoce esperienza è fondamentale e influenzerà tutto il corso dell’esistenza dell’individuo. Dalla qualità di tale legame vissuto nell’infanzia dipende il futuro sviluppo della personalità, l’acquisizione del senso di fiducia, l’autosufficienza, la gestione dei distacchi e delle separazioni dell’adulto; inoltre da essa hanno origine gli stili di attaccamento che guidano il comportamento nelle relazioni affettive in tutte le successive fasi della vita.
Ogni oggetto della dipendenza (droghe, alcol, gioco d’azzardo, internet, relazioni d’amore) rappresenta il surrogato di esperienze mancate e dell’assenza di strutture psicologiche. La dipendenza diventa, così, funzionale poiché mira a ristabilire l’armonia e a restituire un senso del Sé coerente che possa colmare il profondo vuoto interiore che costituisce l’elemento psichico cardine di ogni dipendenza patologica.
In questa prospettiva tutte le dipendenze, indipendentemente dall’oggetto, condividono la stessa matrice eziologica: rendono il soggetto vittima di una situazione in cui l’altro, sia esso una sostanza o una persona, è più forte; esse annullano il potere dell’Io su se stesso portando ad una grande compromissione della qualità della vita del dipendente e di tutto il sistema delle sue relazioni. All’interno della dinamica il soggetto non si accorge della dipendenza e l’Io perde l’autonomo e libero governo dell’anima finendo in un vortice di forze con le quali si identifica.

La dipendenza è un comportamento ripetitivo, incontrollabile, un’ossessione che deriva da una fame improvvisa e fuori controllo che chiede di essere saziata. Ma è un vuoto che in realtà non si colma mai. L’oggetto può cambiare ma la dinamica sottostante è sempre la stessa, per il giocatore d’azzardo come per il bulimico, l’alcolista, il tossicomane, l’innamorata/o- dipendente. Chi soffre di questo disagio ha grossi problemi di autostima, di regolazione degli affetti, di mancato controllo degli impulsi e ha difficoltà a prendersi cura di se stesso.
A volte diverse tipologie di dipendenze si combinano tra loro o si accompagnano; inoltre accade spesso che, cessata una dipendenza, se ne sviluppi una nuova. In questo caso il soggetto non è mai realmente guarito ma ha semplicemente “spostato” la dinamica dipendente su un oggetto diverso, mantenendo attivo il meccanismo patologico.

Definizione delle dipendenze patologiche (o addictions)
La dipendenza da sostanze, come le droghe, l’alcol, il fumo o gli psicofarmaci, è più facilmente riconoscibile; al contrario, quella da comportamenti o attività (gioco d’azzardo, shopping, Internet, sesso, affettiva), è meno conosciuta e più difficile da individuare.
In generale tutte le dipendenze patologiche possono essere evidenti, come spesso avviene in quelle da sostanze riconosciute come un pericolo per la salute e l’equilibrio mentale della persona, oppure molto insidiose e difficili da individuare perché si riferiscono a comportamenti accettati o addirittura incoraggiati dal contesto sociale.
Per essere definita come patologica, una dipendenza deve avere specifiche caratteristiche:
- La compulsività, ovvero l’incapacità di sottrarsi all’impulso a mettere in atto un comportamento o ad assumere una determinata sostanza.
- Desiderio incoercibile (craving) che precede la messa in atto del comportamento o l’assunzione della sostanza.
- Il piacere o il sollievo che viene sperimentato durante l’assunzione o il comportamento.
- La sensazione di perdita del controllo.
- La persistenza di un comportamento o dell’assunzione di una determinata sostanza nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative.

Tutte le tipologie di dipendenze patologiche presentano dei sintomi specifici, cognitivi, comportamentali e fisiologici:
Tolleranza, ovvero il bisogno di assumere dosi più elevate della sostanza o di aumentare la frequenza e l’intensità del comportamento compulsivo per raggiungere l’effetto desiderato.
Astinenza, fase in cui il soggetto, quando non assume la sostanza o non mette in atto il comportamento compulsivo, prova sintomi fisici e psichici molto spiacevoli, perfettamente opposti a quelli di piacere/sollievo sperimentati durante il comportamento dipendente.
Mancanza di controllo: il soggetto non riesce a ridurre o controllare il comportamento dipendente.
Ossessione: il soggetto si focalizza sulla dipendenza; i pensieri e le immagini ricorrenti relativi al comportamento dipendente causano ansia e disagio marcati.
Perdita di tempo: il soggetto spende una grande quantità di tempo per procurarsi la sostanza, per pianificare e mettere in atto la dipendenza e per riprendersi dagli effetti negativi ad essa connessi.

Per un occhio esterno è molto difficile riconoscere chi soffre di dipendenza patologica, poiché i sintomi sono sperimentati in prima persona dal soggetto. Tuttavia, è molto utile osservare tutti quei segni e fenomeni che possono essere ricondotti a questo importante disagio. I più comuni sono i repentini cambiamenti d’umore (ad esempio il passaggio dall’ebbrezza alla paura), l’insonnia e l’ipersonnia oppure il dormire poche ore per volta, sintomi psicosomatici come gastrite, colite, ipertensione, perdita di appetito, emicranie, cambiamenti di peso evidenti, tosse persistente, anomalie delle pupille. Altri segni importanti sono la tendenza a commettere azioni irresponsabili per procurarsi il denaro necessario a mettere in atto la compulsione.
Tuttavia, il danno più grave ed evidente procurato dalle dipendenze patologiche si verifica nell’ambito sociale, relazionale e affettivo del paziente. Il soggetto interrompe o riduce significativamente le sue attività sociali, lavorative o ricreative e tende all’isolamento. Si verifica un consistente calo del rendimento nel lavoro e nello studio; tutte le relazioni, da quelle familiari a quelle sentimentali, sono compromesse.

La dipendenza affettiva



La dipendenza affettiva si distingue dalle altre addictions poiché le caratteristiche peculiari di compulsività, ossessività e mancanza di controllo non sono correlate ad un oggetto né ad un comportamento, ma ad una persona. In questa tipologia di rapporto il legame d’amore e affettivo non viene inteso come uno scambio fra due individui psicologicamente liberi e autonomi, dove avviene una crescita dell’Io e dell’amore stesso, ma si trasforma in una dinamica autodistruttiva. La persona dipendente affettivamente idealizza l’oggetto d’amore al quale si aggrappa, è terrorizzata da sbagli o imperfezioni perché crede di dover essere perfetta per essere amata.
Le motivazioni profonde di questo meccanismo risiedono in una relazione negativa con le figure d’appoggio che hanno portato il soggetto ad avere un cattivo rapporto con se stesso, caratterizzato da uno scarso amore e stima di sé e da un continuo bisogno di appoggiarsi e di farsi sostenere da figure esterne di riferimento. La dipendenza con il genitore, nel suo processo sano, cessa gradualmente e si trasforma in autonomia quando il soggetto diventa affettivamente maturo. Ma ciò avviene in modo lineare solo se i bisogni affettivi, materiali, di sostegno o difesa del bambino sono stati soddisfatti. In caso contrario, il soggetto sviluppa l’erronea convinzione di non essere adeguato, di non meritare amore e di non essere in grado di camminare, di agire, di sperimentare, di esprimere opinioni e valutazioni da solo.
Sono molti i comportamenti acquisiti nell’infanzia che portano a sviluppare una dinamica dipendente, come avviene, ad esempio, nel caso di quei bambini eccessivamente responsabilizzati: in loro cresce il bisogno delle stesse cure e attenzioni che devono invece dare ad altri (fratelli più piccoli, malati ecc.) sentendosi abbandonati a se stessi. Oppure in tutte quelle situazioni in cui i genitori sono stati assenti o abbandonici proprio nelle fasi più delicate in cui erano vitali le cure materne.


La più grande paura del dipendente è la solitudine dell’abbandono, già sperimentata nel vissuto infantile, che cerca di scongiurare in tutti i modi, ad esempio prendendosi il carico delle responsabilità altrui, facendo il lavoro per l’altro, arrivando ad accettare anche soprusi e maltrattamenti ai quali seguono umilianti rituali di totale sottomissione, preghiere, inseguimenti, che nascondono un profondo odio di sé. Nel rapporto affettivo, in particolare in quello sentimentale, il soggetto diventa dipendente dal comportamento dell’altro e nello stesso tempo cerca di controllarlo. Per sostenere la propria autostima ha bisogno di continue conferme e attenzioni e il suo amore ossessivo è un’estenuante ricerca di un legame fusionale con il soggetto dal quale dipende. La relazione, tuttavia, non evolve in un legame autentico ma si trasforma una gabbia di insoddisfazione e infelicità. L’altro non è mai visto per com’è veramente ma è idealizzato diventando un contenitore di proiezioni ingannevoli che derivano da bisogni personali profondi e radicati.
Chi dipende affettivamente sviluppa sentimenti ed emozioni contrastanti nei quali la paura è la sensazione dominante: paura di perdere l’altro, di cambiare, di separarsi, di rimanere da soli, di essere se stessi. Spesso è presente anche una forte rabbia che sfocia in gelosia e possessività. Altri tipici sintomi emotivi sono il senso di colpa, d’inferiorità nei confronti del partner, ossessività rispetto alla relazione, tendenza a chiudersi e a restringere la vita sociale.
Un aspetto fondamentale è la percezione che i soggetti con dipendenza affettiva hanno del loro disagio: essi si rifiutano di essere paragonati ad un’alcolista o ad un tossicodipendente. Eppure il sistema chiuso delle dipendenze da sostanze presenta gli stessi tratti della dipendenza affettiva come l’egocentrismo, la negazione, la scissione dei sentimenti, la coazione al controllo. Il denominatore comune è sempre lo stesso: la sostituzione dell’Io con l’altro (comportamento, sostanza, persona).

I fiori di Bach nella cura delle dipendenze
L’indagine profonda sulle cause di tutte le tipologie di dipendenza non serve solo a chiarire la genesi e la struttura del disagio, ma anche e soprattutto a trovare delle strategie per aiutare il soggetto ad uscire dalla sofferenza. Il meccanismo di dipendenza ha almeno tre facce: una fisiologica, una psicologica e una sociale. Il percorso per liberarsi dalle dipendenze deve tenere conto di tutti gli aspetti, per questo è lungo e complesso e solitamente viene attuato affiancando un approccio farmacologico classico a quello psicoterapeutico.
L’utilizzo dei fiori di Bach come terapia complementare nelle dipendenze presenta una possibilità di sperimentare una strategia parallela di sostegno al paziente che, dopo essersi reso consapevole della sua dipendenza, cerca di uscire dal disagio.
Nella categorizzazione delle diverse forme di dipendenza patologica emerge che alla base della dinamica ci sono sempre gli stessi meccanismi psichici e comportamentali. Questa matrice eziologica comune si presta molto all’integrazione delle cure con metodi alternativi che puntano alla risoluzione del conflitto che determina la malattia, focalizzando l’attenzione sul ruolo degli stati d’animo che derivano dai vissuti esperienziali e sui comportamenti che hanno condotto il soggetto a sviluppare quella determinata patologia.
Nell’approccio floriterapico proposto per la cura complementare delle dipendenze, non si interviene sull’eliminazione del sintomo né sugli effetti specifici indotti dalle dipendenze patologiche.
La dipendenza nasce in risposta a conflitti profondi e molto lontani nel tempo e l’abitudine a dipendere da un elemento esterno è nata per lenire quello spaventoso senso di abbandono. Anche se surrogati come le droghe o l’alcol sembrano sollevare temporaneamente dalla sofferenza, non risolvono la causa che risiede in un conflitto latente. Allo stesso modo le persone, anche quando non sperimentano più il sollievo, hanno ormai interiorizzato dei meccanismi comportamentali che entrano a far parte del loro tessuto psicologico e fisico.

I rimedi di Bach svolgono una duplice azione: lavorano sulle “cause emozionali” nelle quali hanno origine le patologie e, allo stesso tempo, sono un valido supporto nelle fasi più critiche della cura delle dipendenze alle quali il paziente andrà incontro nel suo difficile percorso.
Liberarsi di una dipendenza prevede il passaggio obbligato attraverso diversi sintomi e stati d’animo che si riflettono anche a livello somatico, soprattutto nelle terapie di disassuefazione da sostanze (droga, fumo, alcol, farmaci). I fenomeni emotivi più comuni sui quali i fiori hanno un’azione concreta sono i cambiamenti d’abitudine (ad esempio dello stile di vita); i timori e le paure nel lasciare andare la dipendenza e nelle reazioni psicofisiche alle quali il soggetto andrà incontro; gli sbalzi d’umore repentini e l’instabilità emozionale; l’irrequietezza interiore incontrollabile che contrasta l’effetto paralizzante che tutte le tipologie di droghe hanno normalmente sul soggetto; la malinconia e lo stato depressivo che spesso si presentano durante la riabilitazione; sensi di colpa bloccanti dopo la presa di coscienza delle azioni e dei comportamenti attuati durante la dipendenza. Inoltre i fiori rappresenteranno un valido aiuto nell’autodisciplina e nel mantenimento di forti motivazioni necessarie a non ricadere nel meccanismo patologico.
L’obiettivo finale è uscire dalla dipendenza, colmare il vuoto senza bisogno di un surrogato esterno, recuperare il controllo, la fiducia, l’auto-consapevolezza e il rispetto di sé.
Le essenze floreali agiscono come “facilitatori del benessere” favorendo una graduale rieducazione alla vita e al ritorno di tutti quegli stati d’animo positivi preesistenti allo squilibrio: fiducia, speranza, serenità, certezza, sicurezza, amore. I fiori di Bach sono una terapia energetica vibrazionale che mira a riequilibrare il campo energetico negativo con il quale entra in contatto, sovrapponendo ad esso il principio vibrazionale equilibrato emesso dall’essenza. Tra i tanti vantaggi dei fiori c’è anche quello di non provocare effetti indesiderati, di non interagire con altre sostanze e di non creare assuefazione.
Il dialogo approfondito con il floriterapeuta è fondamentale per la prescrizione delle essenze più indicate in base alla fase in cui il soggetto si trova, inquadrandolo dal punto di vista sintomatologico, anche alla luce dell’integrazione con le altre terapie. La somministrazione può avvenire sia con miscele personalizzate che comprendono più fiori, sia con la somministrazione dei fiori singoli (anche associati alla miscela) in base alla sintomatologia esposta dal paziente. La posologia sarà sempre di quattro gocce da assumere da quattro a più volte al giorno, anche al bisogno.
Le essenze di Bach si sono rivelate utili per agire su tutte le forme di dipendenza poiché intervengono sullo squilibrio di base presente in tutte le tipologie di addictions.

Ci sono delle personalità maggiormente predisposte alle dipendenze da sostanze. Nella pratica terapeutica con i fiori di Bach AGRIMONY è considerato il rimedio d’elezione perché rappresenta il soggetto che nasconde un grande tormento interiore che viene nascosto e spinto sempre più in profondità, mascherato da un’apparente allegria ed euforia. Chi si trova nello stato negativo di Agrimony sceglie di alleviare la sua sofferenza utilizzando la via illusoria di sostanze come alcol e droga con le quali tenta di soffocare il dolore e la sofferenza che non riesce ad emergere. Spesso i soggetti Agrimony hanno grandi difficoltà a riconoscersi come tali e, quindi, ad esteriorizzare dolore e sentimenti. L’azione del rimedio è talmente forte e incisiva che i terapeuti la somministrano in ogni caso nelle terapie di disassuefazione, anche per i soggetti che non mostrano caratteristiche evidenti tipiche del fiore.

Nella fase di disassuefazione (in particolare da fumo, alcol, droga) il paziente affronta due momenti significativi: l’inizio e il mantenimento. La delicata fase iniziale è caratterizzata da stati d’animo molto violenti e da molteplici sintomi fisici legati all’astinenza: in questo caso il rimedio più utilizzato è il RESCUE REMEDY, miscela d’emergenza costituita da cinque fiori (Star of Bethlehem, Rock Rose, Clematis, Impatiens, Cherry Plum) che interviene in maniera tempestiva sulla sintomatologia acuta. La posologia indicata è di 4 gocce sotto la lingua somministrate anche ogni 5 minuti finché la fase d’emergenza non rientra. Il Rescue Remedy si può associare alla terapia con la miscela o ad altri fiori singoli.

In tutte le fasi di mantenimento il paziente sente più volte cedere le forze e teme di non farcela: il rimedio indicato in questi casi è LARCH, il fiore di chi si sente inferiore, ha paura di non riuscire ad affrontare una situazione difficile, ha una bassa autostima, è passivo e si sente impotente.

Molti percorsi di disassuefazione sono spesso lunghi e complessi: GENTIAN aiuta il soggetto a non scoraggiarsi e ad evitare eventuali ricadute. Questo fiore è adatto quando il soggetto è depresso, scoraggiato e pessimista e manca di fiducia nella ripresa e nella risoluzione della malattia.

L’atteggiamento autolesionistico è una grande chiave di tutte le dipendenze patologiche. Il fiore d’elezione per questo meccanismo emotivo è PINE; i soggetti che corrispondono a questo rimedio hanno un inconscio desiderio di essere puniti, si colpevolizzano continuamente e mettono in atto comportamenti autodistruttivi e masochistici. Lo stato d’animo Pine è molto frequente nelle dipendenze affettive e in quelle da alcol e gioco d’azzardo (in cui è racchiuso il desiderio nascosto di perdere).

Mantenere la scelta di smettere e abituare corpo e mente alla nuova condizione richiede la somministrazione di WALNUT, il fiore del cambiamento: questo rimedio protegge, nelle fasi di transizione, da tutti quegli elementi esterni che potrebbero deviare o bloccare il processo di cambiamento. Nella floriterapia di Bach è considerata l’“essenza scudo” ed è quindi fondamentale utilizzarla nella terapia di sostegno di tutte le dipendenze.

Spesso gli oggetti della dipendenza rappresentano dei rituali dai quali il soggetto difficilmente riesce a separarsi: HONEYSUCKLE scioglie il ricordo passato e blocca il senso di nostalgia e di mancanza. Tra i fiori di Bach questa essenza è considerata una “forbice” che taglia i legami che non sono più funzionali per il soggetto.

WHITE CHESTUNUT, il fiore del tormento mentale, del rimuginio continuo dei pensieri, è utile per trattare l’aspetto ossessivo delle dipendenze, ovvero i pensieri ripetitivi focalizzati sulla sostanza o sulla messa in atto del comportamento dipendente.

Tra le caratteristiche della patologia da dipendenza c’è la compulsività e la paura della perdita del controllo: in questo caso si prescriverà CHERRY PLUM, uno dei cinque componenti del Rescue Remedy, utilizzato quando il soggetto teme di perdere il controllo totale della mente e dei suoi impulsi, ha paura d’impazzire.

CHESTNUT BUD interviene quando si vogliono evitare le ricadute; il fiore si prescrive in tutte le situazioni in cui il soggetto non riesce ad apprendere e tende a ripetere continuamente le esperienze passate, rimanendo in uno stato cristallizzato.

Nelle dipendenze legate al cibo assumono un’importanza fondamentale non tanto le fasi della cura, quanto gli stati d’animo che sono alla base del rapporto errato con l’oggetto della dipendenza. In base ad essi il terapeuta prescriverà il fiore più adatto. Ad esempio, paure molto forti che portano al panico vengono trattate con ROCK ROSE, altra essenza contenuta nel RESCUE REMEDY, utilizzata in tutti quei casi in cui il soggetto è in preda ad un terrore paralizzante. STAR OF BETHLEHEM, anch’esso contenuto nel Rescue Remedy, è l’essenza fondamentale di tutta la floriterapia di Bach, quella dei traumi e delle ferite, affettive e fisiche; somministrato da solo o insieme a SWEET CHESTNUT, rimedio dell’angoscia estrema e del dolore profondo dell’anima, verrà prescritto per coloro che hanno sviluppato una problematica di tipo alimentare per compensare un trauma, un abbandono o una grande ferita psichica.


Le dipendenze affettive hanno una natura complessa e molti dei fiori che intervengono sono gli stessi indicati per le altre dipendenze con le quali condividono cause e tratti tipici del disturbo. Due fiori in particolare rappresentano le personalità maggiormente predisposte a questo tipo di dipendenza: CENTAURY è il rimedio dei soggetti sensibili che temono di non essere accettati, di essere abbandonati, rimproverati, respinti e per questo motivo rinunciano a se stessi per assecondare gli altri. Questo fiore, quando entra in relazione, si sottomette in modo passivo, anche a scapito della propria dignità. È ossessionato dall’idea di non valere e questo comporta una difficoltà ad imporsi, a dire di no; rifugge le posizioni di potere e si lega spesso ad individui dominanti e autoritari che lo sottomettono rendendolo schiavo di un perverso meccanismo di dipendenza. È uno dei fiori più sensibili di tutta la floriterapia di Bach, per questo si lascia facilmente invadere. Il rimedio somministrato rinforza il campo energetico e aiuta a vivere la propria individualità.

HEATHER manifesta i comportamenti tipici del dipendente affettivo e può rappresentare anche uno stato transitorio (ad esempio in seguito un grave abbandono); è il bambino bisognoso che parla continuamente, non sopporta la solitudine e richiede incessantemente ascolto e attenzioni. Il desiderio estremo di parlare nasconde quello inconscio di contatto, compagnia, amore e approvazione. Una caratteristica del rimedio che si riscontra in tutte le dipendenze è quella di tentare di colmare il vuoto interiore: Heather cerca di soffocare il silenzio e la solitudine, che lo rendono vittima di una fortissima angoscia, con il cibo o l’uso di sostanze (alcol, droga, fumo) senza però riuscire mai a provare sollievo. Questi soggetti nello stato disarmonico hanno bisogno degli altri ma in realtà sono concentrati solo su se stessi, sulle proprie esigenze; sono dei pessimi ascoltatori e l’altro “scompare” nella relazione. L’origine dello stato negativo di Heather deriva dal senso di deprivazione che sente a livello interiore e la conseguente incapacità di nutrirsi di ciò che ottiene dal mondo esterno. Ciò che il soggetto ricerca con tanto affanno è la conferma di esistere.

Bibliografia
− Weirauch W., Le dipendenze: come riconoscerle e affrontarle, Novalis, Milano, 2006
− D’Amico R., Le relazioni di coppia. Potere, dipendenza, autonomia, Editori Laterza, Bari, 2006.
− Rescaldina G., Fiori di Bach e psicoterapia, Xenia Edizioni, Milano, 1997
− Lucani F., Vivere con i fiori di Bach: una rivoluzione terapeutica, Armando Editore, Roma, 2006
− Vercellesi P., Gasparri G., I fiori di Bach per tutti, Ibis, Como, 2013
− Silvi M., La salute con i fiori, Edizioni Mediterranee, Roma, 2011
− Nocentini F., Peruzzi M.L., Il libro completo dei fiori di Bach, Giunti Editore, Milano, 2007


“Chi appartiene a se stesso
non sia di nessun altro”
(Paracelso)

POST DI DEATHENA
view post Posted: 5/2/2018, 09:19 ANTIBIOTICI - I 12 batteri più pericolosi per l’uomo - DNA - Genetica - Virus

L’Oms: nel mondo 500 mila casi di infezioni resistenti agli antibiotici
È boom di persone che hanno sviluppato la resistenza ai farmaci. La stima è inferiore a dati reali perché riguarda per ora solo a 22 Paesi




Perché i batteri diventano resistenti agli antibiotici
È boom di persone che hanno sviluppato la resistenza ai farmaci. La stima è inferiore a dati reali perché riguarda per ora solo a 22 Paesi



Dalla e.coli allo stafilococco aureo, è boom di persone colpite da infezioni resistenti agli antibiotici: nel mondo se ne contano almeno mezzo milione. Il nuovo dato arriva dal primo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sulla sorveglianza dell’antibioticoresistenza ma la stima è molto inferiore ai dati reali. Ad oggi, infatti, sono disponibili solo i dati relativi a 22 Paesi. Inoltre nel computo non rientrano i casi di resistenza a infezione da tubercolosi (Tbc).

Perché i batteri diventano resistenti agli antibiotici

Come si verifica la resistenza

I batteri
Il sistema di sorveglianza Global Antimicrobial Surveillance System (GLASS) è stato lanciato dall’Oms nell’ottobre 2015 per far fronte a un’emergenza crescente, quella di super batteri che non rispondono agli antimicrobici normalmente utilizzati per debellarli. Tra i pazienti con sospetta infezione - spiega l’Oms - la percentuale di batteri resistenti ad almeno uno degli antibiotici più comunemente utilizzati variava enormemente tra i diversi paesi, da zero all’82%. La resistenza alla penicillina, usata per decenni in tutto il mondo per trattare la polmonite, variava da zero al 51% tra i paesi segnalanti. E tra l’8% e il 65% di E. coli associato a infezioni del tratto urinario ha presentato resistenza alla ciprofloxacina, un antibiotico comunemente usato per trattare questa condizione. «Il rapporto conferma la grave situazione di resistenza agli antibiotici in tutto il mondo», ha affermato Marc Sprenger, direttore del Segretariato della resistenza antimicrobica dell’OMS. «Alcune delle infezioni più comuni del mondo e potenzialmente più pericolose, si stanno dimostrando resistenti ai farmaci», ha aggiunto Sprenger: «I patogeni non rispettano i confini nazionali. Ecco perché l’Oms sta incoraggiando tutti i paesi a istituire buoni sistemi di sorveglianza per rilevare la resistenza ai farmaci in grado di fornire dati a questo sistema globale».

La situazione in Italia
In Italia è diffusa soprattutto la specie batterica Klebsiella pneumoniae che è resistente a quasi tutti gli antibiotici disponibili, inclusi i carbapenemi. La percentuale di resistenza a questa classe di antibiotici in K. pneumoniae è pari al 34%, una delle percentuali di resistenza più alte d’Europa insieme a quella di Grecia e Romania.

Il sistema di sorveglianza
Ad oggi, 52 paesi (25 ad alto reddito, 20 a medio reddito e 7 a basso reddito) sono iscritti al Sistema di sorveglianza antimicrobica globale dell’Oms Per il primo rapporto, 40 paesi hanno fornito informazioni sui loro sistemi di sorveglianza nazionali e 22 paesi hanno anche fornito dati sui livelli di resistenza agli antibiotici. «Il rapporto è un primo passo fondamentale per migliorare la nostra comprensione dell’entità della resistenza antimicrobica. La sorveglianza è agli inizi, ma è fondamentale svilupparla se vogliamo anticipare e affrontare una delle più grandi minacce alla salute pubblica globale», ha affermato Carmem Pessoa-Silva, che coordina il nuovo sistema di sorveglianza dell’Oms.


I 12 batteri più pericolosi per l’uomo

Acinetobacter baumannii
10 milioni di decessi entro il 20150
Secondo quanto già riferito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità la resistenza agli antibiotici è una delle principali minacce alla salute pubblica e, se non si troverà un rimedio a questo, da qui al 2050 i “superbug”, i superbatteri, saranno responsabili di almeno 10 milioni di decessi all’anno nel mondo, più di quelli dovuti al cancro. Ma già nel 2025 nella sola Europa si prevedono un milione di morti per la resistenza agli antibiotici, per questo servono urgenti politiche di ricerca e di investimento per rendere disponibili nuovi farmaci efficienti, economici e soprattutto a disposizione di tutti.

Che cosa è la resistenza agli antibiotici
Lo sviluppo di resistenza da parte dei batteri, nei confronti degli antibiotici, è un normale processo evolutivo (che permette ai germi di “resistere” a chi li vuole uccidere) . Normalmente, in una colonia di batteri sensibili a un certo farmaco, ce ne sono alcuni “resistenti”: o perché naturalmente resistenti o perché già “selezionati” in altri contesti. Una volta eliminati quelli sensibili, i resistenti prendono il sopravvento, rendono inefficace l’antibiotico che quindi deve essere cambiato. Il problema è che, poi, questi batteri resistenti rimangono nell’ambiente e si trasmettono ad altre persone.

www.oms.net


Edited by **Ishtar** - 5/11/2019, 10:15
view post Posted: 5/2/2018, 08:12 Milena Gabanelli Sanità pubblica o privata-la truffa e servita Milena Gabanelli - Esperienze personali e richieste d'aiuto
Sanità: il «buco» dei rimborsi



LA TRUFFA E SERVITA.

La spesa sanitaria incide per oltre il 70% sul bilancio delle Regioni, ma siccome la domanda aumenta la politica del risparmio taglia le prestazioni e aumenta il costo ticket a carico dei pazienti. Ma è possibile che una clinica privata, per una risonanza magnetica, applichi una tarifa tre volte inferiore a quella che rimborsa la Regione a una clinica convenzionata con il servizio sanitario nazionale, e ci guadagni pure? È possibile. A conti fatti, mentre gli ospedali pubblici si stanno via via impoverendo, per una struttura sanitaria incassare una convenzione equivale a garantirsi una gallina dalle uova d’oro.

I costi a confronto
Vediamo quanto esborsa lo Stato, tramite le Regioni, per gli esami più diffusi (risonanze magnetiche muscoloscheletriche, tac del torace ed ecografie all’addome completo) e quanto si fanno pagare invece dai cittadini che pagano di tasca propria i migliori centri privati “non convenzionati”. Paragonando questi prezzi si scopre che il risparmio potrebbe arrivare a 100 milioni di euro. Il confronto è a parità di qualità delle attrezzature diagnostiche, di professionalità di personale medico e di inquadramento contrattuale.

I risparmi possibili per le risonanze magnetiche muscoloscheletriche
Al Sant’Agostino di Milano, che non lavora con il servizio sanitario, una risonanza magnetica muscoloscheletrica (ginocchio, spalla, mano, anca, piede) costa al cittadino che ha fretta 90 euro. Qual è il rimborso che la Lombardia garantisce ai suoi centri privati convenzionati? 169,97 euro. L’89% in più. Il numero delle prestazioni eseguite in un anno sono 168.514, quindi si potrebbero risparmiare quasi 13,5 milioni. Alla CasaSalute di Genova il costo è di 45 euro, contro i 133,28 pagati dalla Regione Liguria (196,18% in più). La Regione potrebbe quindi spendere 716.850 euro contro 2,1 milioni. Alla MediClinic di Padova si paga 59 euro contro 188,45 (219,40% in più). Il Veneto potrebbe quindi spendere 6,6 milioni invece di 21,3. Lo stesso discorso vale per le ecografie all’addome completo. Potrebbero essere spesi 38,4 milioni, invece ne vengono sborsati 46,7. Idem per Tac al torace senza contrasto: solo in Liguria e Veneto il risparmio potrebbe essere di 596.532 euro.

Il conto finale
Il totale di risparmio possibile, solo per i tre esami, e solo nelle tre Regioni, è di 38,4 milioni. Una cifra che, proiettata su scala nazionale, in base alla popolazione e all’incidenza dei centri privati convenzionati con il servizio sanitario, supera i 100 milioni. Se poi calcoliamo che gli esami ambulatoriali sono di duemila tipi, che per gli esami di laboratorio il costo di produzione oggi è il 50% inferiore a quello che viene rimborsato (perché la tecnologia ha fatto passi avanti, ma le tariffe sono ancora quelle di 15 anni fa), quanto si potrebbe risparmiare dei 4,6 miliardi di euro l’anno che lo Stato rimborsa ai privati convenzionati? Il conto non è semplice, ma forse si può stimare una cifra attorno ai 2 miliardi.


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view post Posted: 1/2/2018, 07:15 Una fortezza di 3mila anni è stata scoperta sul fondo del lago di Van - Archeologia - mistero - viaggiatori del sacro
Una fortezza di 3mila anni è stata scoperta sul fondo del lago di Van


Sul fondale del lago di Van sono stati rinvenuti i resti di un’antica fortezza risalente a tre millenni fa. La scoperta è stata fatta dai ricercatori dell’Università di Van che – congiuntamente ad un gruppo di sub – hanno analizzato i fondali del lago, situato nella regione orientale della Turchia.
Le mura della fortezza, risalente al primo millennio avanti Cristo, corrono sott’acqua per circa un chilometro e sono estremamente ben conservate: i punti più alti della cinta, infatti, raggiungono ancora l’altezza originaria di 3 metri.
«Trovare un castello sott’acqua è un vero miracolo – ha detto Tahsin Ceylan, uno dei sub che ha condotto le ricerche -. Questo lago è ricco di storia e le ricerche presto sapranno dirci di più su questa fortezza».

Il castello del regno di Urartu




Secondo le prime analisi, la fortezza parrebbe essere stata fortificata durante il regno di Uratu, antico regno che è durato dall’860 al 585 a.C e i cui domini si estendevano dai territori dell’attuale Armenia alla Turchia, attorno al lago di Van.
In quest’area era ubicato anche il Monte Ararat, la sommità sulla quale, secondo la Bibbia, Noè approdò dopo il diluvio universale.
view post Posted: 1/2/2018, 07:12 La bella di notte dei fondi marini. - Le meraviglie della natura
La bella di notte dei fondi marini. Se già non fosse in predicato per definire madame Alicia (vale a dire l’attinia Alicia mirabilis), tale attributo potrebbe adattarsi benissimo a questo ofiuroideo mediterraneo, così diverso dalle solite esili stelle serpentine e che, giustamente, merita il nome di stella gorgone. Diffusa tra i 40-50 metri e gli 800 metri di profondità, simile a prima vista a un’incrostazione delle gorgonie – suo substrato preferito – la stella gorgone o Astrospartus mediterraneus appare di giorno come una sorta di inestricabile nodo gordiano per poi trasformarsi, con il buio, in un merletto dalla delicata e complicata struttura.




Di colore poco appariscente, grigio-rosato, ma abbastanza contrastante da farla spiccare sul rosso o il giallo delle gorgonie, la stella gorgone è un inno alla dicotomia. Sull’esempio di quanto succede a certe alghe o alle colonie del falso corallo, questa speciale ofiura ha le braccia che si dividono, raddoppiandosi ad ogni nuova ramificazione fino a diventare tanto sottili quanto mobili e prensili. Il corpo centrale è costituito da un disco pentagonale di 5-8 cm di diametro che mette in evidenza il numero 5, elemento tipico, nonché simbolo, della simmetria pentaraggiata degli echinodermi. Da qui si dipartono le dieci braccia iniziali che via via si ramificano fino a formare una fitta rete, ampia 40-50 cm, destinata a intercettare le particelle organiche e gli organismi più piccoli del plancton. Ovviamente per essere più efficiente l’Astrospartus si sposta il più possibile lontano dal fondo sfruttando gli appigli offerti da altri organismi corrente-dipendenti come le gorgonie, i cui ampi ventagli diventano un ideale piano di appoggio su cui allargare le tante braccia. Ma non pensiate, però, che l’Astrospartus si accontenti di filtrare passivamente quel che gli porta la corrente. Le estremità delle sua braccia, sottili e mobili e costellate di minuscoli uncini, sono in grado di arrotolarsi rapidamente attorno alle piccole prede imprigionandole in un abbraccio che non lascia scampo e la cui efficacia è raddoppiata da secrezioni mucose che incollano tutto ciò che viene afferrato.


La stella gorgone caccia di notte distendendo tutto il suo intricato sistema di braccia.



La caccia, a quanto pare, può durare tutta notte o almeno fino a quando l’ofiura non decide di aver faticato abbastanza e comincia ad arrotolare le braccia una alla volta portando alla bocca il raccolto. A mano a mano che Astrospartus si riempie lo stomaco, il suo aspetto arborescente cambia e l’animale si raggrinzisce tornando ad essere un insignificante ammasso di filamenti raggrinziti.
Della sua vita non si sa molto a cominciare dal modo in cui riesce a percepire le variazioni di luce che regolano, un po’ come succede a noi umani, i suoi ritmi di vita. Non sono stati ritrovati occhi o strutture simili, eppure la sensibilità dell’Astrospartus alla luce è molto elevata, come dimostra la rapida reazione dell’animale nel ripiegarsi velocemente su se stesso non appena viene illuminato dal fascio luminoso delle torce subacquee o dai flash. Per questo motivo, se lo volete ammirare in tutto il suo splendore, è meglio evitare di illuminarlo troppo applicando una delle regole del “galateo marino” e cioè “non disturbare o almeno disturba un po’ meno”. Astrospartus, ne sono certo, ve ne sarà grato.
WWW.NATURAMARE.IT
view post Posted: 31/1/2018, 18:45 IL TALENTO - Psiche e benessere
Il talento non è un privilegio di pochi ma una dote di cui tutti possono disporre: ecco due identikit per scoprire come si comporta chi sa incontrare il proprio talento e chi non riesce a vederlo


Se lo sai riconoscere, il talento ti cambia la vita

Il talento è una risorsa di tutti, che non tutti sanno di avere. Come scoprirlo dentro di sé? Per prima cosa liberandosi dei luoghi comuni che lo riguardano: non è un abilità eccezionale, non occorre faticare per conquistarlo, non c'entra col successo o col denaro, non è un privilegio di pochi, non ha età. Il talento è l'energia creativa che sa realizzare la vera natura di ognuno di noi. Ma come si comporta una persona vicina al proprio talento? E come vive chi non sa di averlo oppure non riesce a trovarlo? Abbiamo preparato due identikit; confrontateli per vedere quanto siete vicini o lontani dalla vostra natura più autentica, quindi dal vostro talento.

Chi coltiva il proprio talento

- Lascia spazio alla creatività.
Non inducendo in percorsi obbligati, conserva una mente libera e progettuale

- Si ammala poco spesso e guarisce in fretta.

Vivere appieno la propria vita rafforza il sistema immunitario che si mantiene vigile

- Usa poco il ragionamento, segue l'istinto.
Si fida di sé stesso e delle sue sensazioni, fuggendo i ragionamenti troppo cerebrali e le spiegazioni ad ogni costo

- Cura la propria interiorità.
L'atteggiamento mentale è determinante: il suo sguardo "sa" rivolgersi dentro se stesso

- Vive nel presente.
Il corpo vive nell'adesso; così le emozioni. Così il talento autentico

- Ama il gioco e rimane sempre un po' bambino.
Da piccoli la creatività sgorga spontanea., Giocare con la vita ogni giorno è il talento più grande.

- Cura l'alimentazione evitando tutti gli eccessi (anche quelli salutistici).



Chi spreca il proprio talento.

- Pensa di conoscersi a fondo, di sapere tutto di sé.
Si giudica con sicurezza e con severità. Così non conosce se stesso e nemmeno gli altri

- Si ammala spesso di piccoli malanni.
Vivew in un mondo che non gli appartiene e le difese immunitarie inevitabilmente s'indeboliscono

- Si arrovella nei ragionamenti per capire tutto.

Dà poco spazio agli istinti e alle emozioni. Si identifica nei ragionamenti perdendo di vista se stesso.

- Non ha un buon rapporto con l'interiorità, tende a fuggirla.
Non ama molte parti di se e detesta guardarsi dentro, principalmente per paura. Così il talento continua a fuggire.

- Pensa spesso alla morte e la teme.

Si aggrappa ai ricordi oppure ai programmi per il futuro. Si lega alle cose, agli affetti: vive di attaccamenti che tengano lontana l'idea della morte, che lo terrorizza

- Mangia male, in modo disordinato.



da:WWW.RIZA.IT

Scopri il tuo talento


Ecco un esercizio che ti aiuta a far emergere aspetti di te che non sapevi di avere.


Ognuno ha un talento, occorre scoprirlo!

Conosci te stesso e il tuo vero talento?

Molti pensano di conoscere davvero se stessi e dicono: «Io sono fatto così». In realtà non si deve puntare a una conoscenza permanente di se stessi: l'anima ha più volti e un'identità mutevole. Conoscersi non significa quindi identificare un'immagine sempre uguale, anzi in tutti c'è sempre una sorpresa. Se pretendiamo che l'anima abbia un'identità unica e immutabile, rischiamo di ammalarci di depressione o di attacchi di panico. Spesso questi disturbi, infatti, arrivano per ricordarci che non stiamo realizzando la nostra vera natura, che ci stiamo limitando. In tal modo non potremo conoscere il nostro talento.

L'esercizio per scoprire il tuo talento

Prova a scrivere su di un foglio, sinteticamente, la storia della tua vita: le tappe essenziali, gli eventi che l'hanno condizionata, le aspettative e i progetti per il futuro. Quando hai finito, mettilo da parte.

Ora cambia foglio e rispondi semplicemente alle domande poste qui di seguito (se non ricordi qualcosa chiedi aiuto a genitori o a familiari).

1) Cosa facevi di strano da piccolo?
Spesso i bambini presentano comportamenti bizzarri e originali, in genere non gli si dà alcuna attenzione, eppure in essi si nasconde il seme di un talento, di un destino che ci attende ma da cui rischiamo di allontanarci.

2) A cosa non rinunceresti mai?
Toglietemi tutto tranne... Anche per te c'è qualcosa di irrinunciabile? Non ci riferiamo alle abitudini o alle dipendenze, ma a quel qualcosa che dà senso alla vita... Potrebbe rivelarsi un indizio importante per conoscere se stessi.

3) C'è un posto in cui ti trovi davvero a tuo agio?
Immagina di dover individuare il "luogo dell'anima", ovvero il tuo habitat naturale, l'ambiente che ti fa sentire a casa. C'è un posto, o un modo di essere, che sono solo tuoi: essere "nel posto giusto", nella vita, è fondamentale.

4) Cosa temi di più?
Siamo abituati a leggere le paure e le fobie solo come una difficoltà nell'affrontare la vita, eppure a volte sono il presentimento del futuro che ci attende e che per il momento temiamo in quanto non ci sentiamo ancora pronti per affrontarlo.

5) Quale senso hai più sviluppato?
Olfatto, udito, vista, tatto, gusto: ognuno di noi ha una modalità sensoriale che lo connota, spesso già dalla prima infanzia questo canale sensoriale privilegiato s'impone con più evidenza.
È essenziale scoprirlo perché può fare emergere una via senza ostacoli per far parlare l'anima e orientarci alla vita.

6) Hai dei sogni ricorrenti o una fantasia che ritieni importante?
La nostra guida interiore si manifesta attraverso sogni o nelle fantasie ad occhi aperti, quelle che teniamo segrete. Possiamo considerarle immagini "anticipatorie", come se qualcosa in noi avesse una percezione più allargata.

7) Che cosa fai senza fatica?
Ci sono azioni che ci risultano estremamente naturali, più facili di altre da realizzare, che scorrono fluide e senza ostacoli e mentre le facciamo siamo particolarmente a nostro agio, in una dimensione senza tempo.

8) Qualcosa ha cambiato il corso della tua vita?
Non tutti i mali vengono per nuocere... Qualcuno viene per impedirci di insistere a perseguire strade sbagliate e imboccarne altre più consone alla nostra vera natura. Così capita che dobbiamo "ringraziare" piccoli e grandi incidenti di percorso per averci aperto gli occhi sul nostro vero destino.



Come interpretare le tue risposte (e scoprire il tuo talento)

Mettendo le due biografie, quella tradizionale e quella tracciata con le domande che ti abbiamo proposto, uno in fianco al'altro, ti accorgerai che hanno davvero poco in comune. C'è nella "biografia dell'anima" qualche elemento che ti colpisce di più? Che personaggio affiora? Ha delle caratteristiche nuove? Cosa ti colpisce di lui? Qual è l'evento che secondo te ha un significato speciale? Quali sono gli altri elementi che via via emergono per arricchire il profilo della tua anima?
Da questo esercizio può cominciare ad affacciarsi un "te stesso" con caratteristiche assai originali, uniche e che ti aiutano ad avvicinarti al tuo vero talento.
view post Posted: 29/1/2018, 15:08 LA SPIRALE DEL SILENZIO-ODIO E SOCIAL NETWORK - Comportamento sociale

LA SPIRALE DEL SILENZIO

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è una teoria elaborata da Noelle-Neumann, negli anni Settanta, secondo la quale i Media (TV in primis) hanno un effetto di persuasione sull’opinione pubblica.

Una singola persona è disincentivata dall’esprimere la propria opinione se questa è percepita (anche erroneamente) come contraria a quella della maggioranza.

Questo produce un effetto a spirale che non fa che crescere, poiché disincentiva a manifestare le proprie idee, fa chiudere la persona in un silenzio. Questo non fa che aumentare la percezione del soggetto di una opinione diversa da quella di tutti gli altri, che a sua volta aumenta il silenzio in cui ci si rifugia, aumentando la segregazione sociale.

Naturalmente la TV è il media con cui maggiormente si provoca questo effetto, ma vista la pervasività dei social network, non è da sottovalutare che anche questi canali possano provocare reazioni simili se non maggiori.

La Spirale ha un effetto devastante proprio perché è nascosto.

I Media enfatizzano opinioni e sentimenti prevalenti, mediante la riduzione al silenzio delle posizioni minoritarie. Una persona singola è disincentivata dall’esprimere apertamente un’opinione che percepisce essere contraria a quella della maggioranza, per paura di riprovazione e isolamento da parte della presunta maggioranza.

Questo fa sì che le persone che si trovino in tali situazioni siano spinte a non esprimere la propria opinione, preferendo invece conformarsi al senso comune. E’ una situazione comune a tutti, spesso, infatti, ci capita di essere veramente noi stessi solo con chi conosciamo bene e che sappiamo condivida la nostra posizione. Ma la percezione collettiva è che tutti siano d’accordo con la maggioranza, e ciò rinforza di conseguenza, il silenzio di chi si crede in minoranza.

Questo effetto è palese quando parliamo dei temi più scottanti, come l’immigrazione e tutti quegli argomenti dove è bene dire una propria opinione, ma in realtà si celano opinioni profondamente diverse.

Il vero problema è che così non si riesce a correggere quelle visioni sbagliate e distorte da tanti stereotipi, proprio perché rimangono nascoste. Inoltre questo meccanismo tende a sopprimere anche quelle forze di cambiamento sane, di cui ogni società necessita per migliorarsi.

La Forza della Maggioranza

La grande differenza tra le varie correnti, le varie posizioni e punti di vista è che la pubblica opinione, quella maggioritaria, è un’opinione che può essere espressa in pubblico senza aver paura di subire danni. Sappiamo già che incontrerà i favori di tutti.

Questi sono i luoghi comuni, le frasi già fatte, i bla bla bla cui siamo sottoposti quotidianamente, fino a che diventano parte del nostro corredo genetico.

Questo spiegherebbe il perché in tutte le interviste anonime risultiamo molto più razzisti di quanto nessun sondaggio riesca a cogliere, mentre in quelle pubbliche nessuno si azzarderebbe mai a rivelarlo. Queste dinamiche sono globali, ognuno ha una forma di razzismo verso qualcun altro. Nessuno ne è immune per nascita, succede anche tra ebrei o neri, infatti il razzismo è una forma di paura verso l’altro, altro inteso come estraneo.

Quanto è forte la Spirale del Silenzio?

Ognuno di noi riceve costantemente una pressione a conformarsi, soprattutto per la paura dell’isolamento sociale. La spinta alla mediazione delle proprie opinioni con quelle del gruppo è una tendenza universale, per questo molti psicologi evoluzionisti la ritengono una caratteristica che aumenta la piacevolezza e l’attaccamento tra gli appartenenti ad una stesso gruppo. E’ proprio da qui che si formerebbero prima i pregiudizi e poi gli stereotipi.

La Teoria si articolerebbe in questo modo:

La società minaccia i comportamenti individuali devianti con l’isolamento sociale.Gli individui hanno paura dell’isolamento.La paura dell’isolamento porta gli individui a valutare il clima d’opinione, cioè quelle opinioni maggiormente diffuse.Il risultato della valutazione influisce sugli individui e sulle loro opinioni.

Questo processo è alla base della formazione dell’opinione pubblica.

La voce delle minoranza come sopravvive?

I punti di vista minoritari vengono espressi solo dopo che sono stati sostenuti anche dai media. Succede spesso infatti, che dopo essere trascorso un certo lasso di tempo, divengono maggioritarie posizioni che fino a pochi giorni prima non erano condivisibili.

Un esempio pratico è quando muore qualche personaggio controverso. All’inizio la pratica sociale prescrive cordoglio, ma passato il tempo per il lutto, diviene accettabile dire anche cose spiacevoli, magari qualche cosa che ha fatto e che non era giusta, ecc.

Critiche alla Teoria

Come tutte le teorie, anche a questa sono state mosse alcune critiche. C’è il problema della “Percezione Selettiva” (qui potete trovare un breve accenno: https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_della_persuasione). Inoltre è difficile che in un paese tutti i media assumano un’unica posizione e che lo facciano sempre. L’opinione pubblica è spesso divisa su molti temi, con posizioni a volte davvero esigue.

Ci sono poi i sondaggi, cui siamo ormai molto abituati. Con essi i media ribadiscono lo stato di forza tra le diverse posizioni. Oltre tutto i sondaggi costringono i cittadini alla coerenza statistica, cioè a un continuo confronto del proprio comportamento (spesso però i sondaggi portano all’effetto Bandwagon, ovvero l’effetto carrozzone, secondo cui le persone spesso compiono alcuni atti o credono in alcune cose solo perché la maggioranza della gente crede o fa quelle stesse cose).

C’è anche l’effetto di una potente euristica, quella del “falso consenso”: si crede erroneamente che la maggior parte della gente la pensi come noi. Quando poi non è così.

Per finire esiste un comportamento noto come “pluralistic ignorance”: le persone disdegnano in privato un qualcosa che si ritrovano ad appoggiare in pubblico. Questo sarebbe sempre dovuto alla desiderabilità sociale, cioè a presentare l’immagine di noi che abbia più probabilità di essere accettata dagli altri.



view post Posted: 29/1/2018, 09:58 ADDIO A RABBIA, ORGOGLIO E RANCORE CON I RIMEDI FLOREALI - Esperienze personali e richieste d'aiuto
ADDIO A RABBIA, ORGOGLIO E RANCORE CON I RIMEDI FLOREALI




Può un essere umano ferito e pieno di rancore riuscire a trasformare l'odio in perdono?


Se una serie di esperienze negative ci ha portati a chiuderci in noi stessi, a sentirci vittime del destino, a provare odio e sospetto verso gli altri, come si fa a uscire da questa condizione?





Che cos'è la rabbia? E' un sentimento come gli altri, che va accolto e vissuto, ma che non porta a nulla se non viene superato.
La rabbia fine a se stessa produce solo altra rabbia.


E l'orgoglio? A che cosa serve ai fini pratici? A un bel niente.
L'orgoglio è quel sentimento che ci impedisce di fare ciò che in realtà vorremmo fare.


Il sospetto invece? Qualcuno potrebbe affermare: "Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio". Ok, ma così si finisce per scartare anche chi è in buona fede.


E che dire del vittimismo? E' una buona tattica sentirsi inermi e aspettare che arrivi una notizia positiva per essere felici?
E' utile lamentarsi senza agire per cambiare ciò che non sta bene?
Non credo proprio.


Che fare allora per uscire da una simile palude?
L'aiuto arriva dalla natura attraverso i rimedi floreali:


HOLLY per smaltire la rabbia e il sospetto.
WILLOW per lasciar andare il rancore, tornare protagonisti del proprio destino e soprattutto perdonare.
WATER VIOLET per avere l'umiltà positiva di mettere da parte l'orgoglio.
GENTIAN per riconquistare la fede e l'ottimismo.
STAR OF BEHETLEHEM per curare le ferite dell'anima.


Queste sono solo alcune delle essenze floreali che potrebbero aiutare chi, da solo, non riesce a dire addio a rabbia, orgoglio e rancore.
Sempre che lo voglia...

Edited by *Deathena* - 29/1/2018, 15:24
view post Posted: 29/1/2018, 07:38 “La dittatura perfetta avrà sembianza di Democrazia” - Comportamento sociale
La dittatura perfetta avrà sembianza di Democrazia”





L’inquietante profezia dello scrittore Aldous Leonard Huxley
“La dittatura perfetta avrà sembianza di democrazia. Una Prigione senza muri nella quale i prigionieri non sogneranno di fuggire. Un sistema di schiavitù dove, grazie al consumo e al divertimento, gli schiavi ameranno la loro schiavitù”.

Autore di questa breve ma significativa riflessione fu a suo tempo lo scrittore britannico Aldous Leonard Huxley (Godalming, 26 luglio 1894 – Los Angeles, 22 novembre 1963). In un discorso tenuto nel 1961alla California Medical School di San Francisco, Huxley disse che “ci sarà in una delle prossime generazioni un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici”.

Tratto da GloboChannel
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