Cosmo bioenergetico

Posts written by *Deathena*

view post Posted: 29/1/2018, 06:01 Vaccinazioni ANZIANI - Anziani
Funziona il vaccino contro il Fuoco di Sant’Antonio, efficace al 62%
In Inghilterra casi ridotti di un terzo dopo la campagna sugli anziani





le campagne di vaccinazione contro l'herpes zoster, o 'fuoco di Sant'Antonio', dedicate agli anziani hanno diminuito di un terzo i casi in Inghilterra tra il 2013 e il 2016. Lo afferma uno studio pubblicato da Lancet Public Health sulla campagna rivolta agli over 70.
I ricercatori di Public Health England hanno analizzato i dati sulle visite per 'Fuoco di Sant'Antonio', che è causato dal 'risveglio' del virus della varicella, e per nevralgia post erpetica, uno dei principali effetti collaterali. La campagna iniziata nel 2013, diretta a 5,5 milioni di anziani, ha permesso di evitare 17mila casi di herpes, corrispondenti a un calo del 35%, e circa 3300 di nevralgia. "Dai dati - concludono gli autori - abbiamo stimato che il vaccino è efficace al 62% contro l'herpes e tra il 70 e l'88% contro la nevralgia. Si tratta del modo migliore per prevenire una malattia molto cattiva, e con conseguenze a lungo termine".
In Italia il vaccino anti herpes zoster è incluso nel nuovo Piano Vaccinale approvato quest’anno, ed è raccomandato sopra i 65 anni



Fontewww. studioepidemiologico.org
view post Posted: 27/1/2018, 15:29 M'orbillo o non m'orbillo? - Esperienze personali e richieste d'aiuto
M'orbillo o non m'orbillo?


La figura mostra l'andamento settimanale del morbillo nel 2017 (media italiana), dati dell’Epicentro-ISS, aggiornati alla settimana del 10 dicembre 2017. Il massimo picco è stato in una settimana di Aprile, con circa 200 casi (vale a dire 4 casi per milione di abitanti, tra cui un bambino). Quindi non è stata una strage, anche se purtroppo vi sono stati 4 decessi (per lo più come complicazione infettiva di gravi malattie preesistenti).

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Ora cosa succederà? Prevedere le epidemie di morbillo è difficile perché si presentano ad annate irregolari. L'Avvocato dello Stato, scrivendo alla Corte costituzionale, ha previsto "un atteso aumento di casi dopo settembre: cfr. il Bollettino pubblicato sul sito internet dell’Istituto superiore di sanità)”. Previsione totalmente sballata. L'ISS aveva stimato in 670.000 i bambini (tra i 2 e i 9 anni) suscettibili, mentre se ne sono ammalati meno di 800. Meglio così.


Ora cosa succederà? Qualcuno starà sfogliando la margherita, o un altro tipo di fiore non facilmente identificabile: il morbillo 2018 arriva o non arriva? Se il morbillo arriva, vuol dire che il vaccino ad una manciata in più di bimbi dell'asilo forzati a vaccinarsi per quest'anno (un aumento di meno dell'1% dei vaccinati della fascia infantile) non è bastato, quindi toccherà vaccinare anche gli adulti, cominciando dai medici. Cosa alquanto impopolare (tranne che per le case farmaceutiche): un problema da lasciare al prossimo governo! Però ci sono anche buone probabilità che il morbillo quest'anno non torni, a prescindere dalla supervaccinazione, perché le "mini-epidemie" degli ultimi vent'anni sono sempre insorte ad annate irregolari, intervallate da periodi di "riposo". Il 2018 per il virus potrebbe essere un periodo di riposo, oppure potrebbe aver deciso di andare a farsi un giretto in Francia o Germania.

Se il morbillo non arrivasse, gli "esperti" tirerebbero un sospiro di sollievo, perché potrebbero sostenere che il programma vaccinale "a tappeto" ha funzionato. Anche se è entrato in vigore quando l'epidemietta era ormai estinta.... Si accettano scommesse. In ogni caso, tutti dobbiamo concordare sul fatto che sarebbe meglio che il virus continuasse a dormire, anche a costo che il suo sonno porti qualche voto in più al fiore petaloso. Pur di tenere lontano il flagello, questo ed altro.... compreso - sia chiaro - il vaccino monocomponente scelto liberamente dai sieronegativi dopo adeguato consulto col medico di fiducia libero di esprimere la sua opinione, sperando che il prossimo governo ce lo passi!
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Dottor Paolo Bellavite
view post Posted: 27/1/2018, 12:53 FAKE NEWS?Adesso la cosa è grave, siamo in pericolo. - Esperienze personali e richieste d'aiuto
Adesso la cosa è grave, siamo in pericolo. Avvisate tutti, diffondete questo video!
Cosa sono le FAKE NEWS? Ecco l’analisi più autentica sui legami tra politica, giornalismo, religione, mafia, servizi segreti; tutti uniti dalla comune esigenza di lasciarsi occultare. A ciò servono le FAKE NEWS.
Se la nostra percezione è declassata a versione controfattuale, vuol dire che ci stanno allestendo un mondo al contrario, dove sarà permessa un’unica realtà, quella ingegnerizzata dal potere, che potremo solo accettare.

Allertatevi a distinguere FALSI DI STATO e FAKE NEWS
in questa differenza si gioca tutto l’inganno.

Fate presto a diffonderlo, tutti devono sapere la verità!

Guardate attentamente questo video:

www.youtube.com/watch?time_continue=537&v=8Arbmu3asl0
view post Posted: 25/1/2018, 19:38 Meglio verdura che farmaci - Il salotto di CosmoBioenergetico
Meglio verdura che farmaci
17 GENNAIO 2018 - SIMONE VALESINI -

V erdure fresche e di stagione. Legumi, pane, pasta. Poca carne, tanto pesce. Olio extravergine d’oliva. Ovvero la dieta mediterranea. Che diventa la ricetta per combattere il reflusso gastrico, secondo uno studio del New York Medical College pubblicato su Jama Otolaryngology Head Neck Surgery




Verdure fresche e di stagione. Legumi, pane, pasta. Poca carne, tanto pesce. Olio extravergine d’oliva. Ovvero la dieta mediterranea. Che diventa la ricetta per combattere il reflusso gastrico, secondo uno studio del New York Medical College pubblicato su Jama Otolaryngology Head Neck Surgery.



Un’alimentazione ricca di verdure avrebbe infatti un’efficacia paragonabile, se non superiore, a quella degli inibitori di pompa protonica, o Ppi, l’attuale terapia d’elezione quando si parla di reflusso. Farmaci efficaci ma non privi di effetti collaterali ( vedi articolo sotto). E anche costosi: più di 800 milioni di euro all’anno per il servizio sanitario.
view post Posted: 25/1/2018, 19:33 Contro il mal di testa riscoperti i rimedi vegetali - Esperienze personali e richieste d'aiuto
Contro il mal di testa riscoperti i rimedi vegetali
23 GENNAIO 2018 - REDAZIONE GALILEO -

Circa l’80%, alla luce delle attuali conoscenze farmacologiche, presenta componenti in grado di contrastare i meccanismi alla base del mal di testa. Il 40% di queste piante era in uso già da circa 2000 anni. La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Ethnopharmacology





(Cnr) – Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, la cefalea è tra i disturbi del sistema nervoso più diffusi, con conseguenti gravi problemi di salute e disabilità. I ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche, Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo (Isafom-Cnr) e Istituto di scienze neurologiche (Isn-Cnr), si sono interessati all’argomento con uno studio sui rimedi vegetali usati dalla medicina popolare italiana tra il XIX ed il XX secolo. La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Ethnopharmacology.




“Alla luce delle attuali conoscenze farmacologiche, circa il 79% delle piante utilizzate nel passato presenta metaboliti secondari (composti organici che non hanno una funzione diretta sulla crescita e lo sviluppo delle piante) con azione anti-infiammatoria e analgesica e comunque in grado di contrastare i meccanismi ritenuti alla base delle principali forme di cefalee”, spiega Giuseppe Tagarelli dell’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo (Isafom-Cnr). “Componenti organici quali flavonoidi, terpenoidi, fenilpropanoidi sembrano poter bloccare, in vivo, i mediatori chimici coinvolti nell’insorgenza delle cefalee. Ad esempio, i diterpeni estratti dal girasole, dal sambuco e dall’artemisia agiscono sulle cavie come i Fans, i farmaci antiinfiammatori non steroidei che solitamente si assumono contro le cefalee, oltre che per ridurre lo stato infiammatorio in patologie articolari, reumatologiche e muscolo-scheletriche. Questi metaboliti secondari sono infatti in grado di bloccare la produzione degli enzimi che favoriscono la biosintesi delle prostaglandine, mediatori dell’infiammazione”.

Lo studio ha rivelato anche altro. “È stato evidenziato che circa il 42% delle piante utilizzate dalla medicina popolare italiana per la cura della cefalea era già in uso nel periodo tra il V secolo a.C. e il II d.C., come testimoniano Ippocrate, Plinio il Vecchio, Dioscoride, Galeno e Sereno Sammonico. Lo studio testimonia, dunque, uno straordinario trasferimento di conoscenze empiriche, per circa 2.000 anni”, aggiunge il ricercatore. Un significativo bagaglio di sapere per lo sviluppo di nuovi farmaci. “Youyou Tu, Premio Nobel per la Medicina nel 2015, ha ‘riscoperto’ l’artemisina, estratta dall’Artemisia annua, pianta storicamente usata dalla medicina tradizionale cinese per la cura della malaria e oggi considerata la molecola più efficace per guarire da tale parassitosi”, conclude Tagarelli.

Riferimenti: “Italian folk plant-based remedies to heal headache (XIX-XX century)”; Rosalucia Mazzei, Elvira V.De Marco, Olivier Gallo, Giuseppe Tagarellia; Journal of Ethnopharmacology
view post Posted: 25/1/2018, 19:30 Preparatevi: è in arrivo un traduttore per parlare con cani e gatti - Cani
Preparatevi: è in arrivo un traduttore per parlare con cani e gatti
22 GENNAIO 2018 - MATTEO GULLÌ -

È questo l’ambizioso progetto del biologo Con Slobodchikoff, che grazie a un evoluto algoritmo potrà convertire abbaio o miagolio del proprio animale domestico in linguaggio umano. A quanto sembra, nell’arco di appena dieci anni




“Gli manca solo la parola!” usiamo dire spesso riferendoci a cani o gatti di casa. In effetti, nella maggior parte dei casi cani e gatti sembrano pienamente capaci di capire e farsi capire dall’essere umano, come fossero a un passo dall’esprimersi nel nostro stesso linguaggio. Ebbene, presto l’intelligenza artificiale potrebbe compiere quel passo, aiutandoci a valicare quel confine: Con Slobodchikoff, ricercatore e professore emerito alla Northern Arizona University, esperto di comportamento animale, sta mettendo a punto un dispositivo che potrebbe permetterci a tutti gli effetti di dare voce umana agli animali, grazie ad un algoritmo che ne potrà leggere e interpretare i versi e le espressioni facciali. E tradurre un abbaio, per esempio, in un “ho fame”. Un traguardo dai tratti fantascientifici, ma che a suo dire sarà raggiungibile al massimo entro una decina di anni.

Con Slobodchikoff studia il comportamento degli animali da almeno 30 anni. Gran parte di questo tempo l’ha dedicata ai cani della prateria, analizzando nel dettaglio il loro complesso sistema di comunicazione, fatto di precisi comandi e istruzioni. Si tratta di intelligenti roditori della famiglia delle marmotte, molto diffusi nelle praterie del Nord America, dotati di una sofisticatissima forma di comunicazione vocale che, secondo le scoperte del ricercatore, ha ben poco da invidiare al linguaggio umano. I loro stridii, emessi per avvisare il gruppo dell’arrivo di potenziali minacce, sembrano infatti variare a seconda delle dimensioni del predatore. Non solo: questi roditori riescono a plasmare i loro vocalizzi per comunicare ai propri simili persino il colore e la forma degli altri esseri viventi avvistati.

A illuminare il ricercatore è stata l’insospettabile capacità di questi animali di comunicare assemblando in modo consapevole e volontario le unità acustiche del linguaggio: “Nel linguaggio umano chiamiamo fonema la più piccola unità del suono. Diversi fonemi vengono assemblati nei cosiddetti morfemi, le più piccole unità del significato, che a loro volta compongono le parole. Dall’osservazione dei cani della prateria è emerso lo stesso meccanismo che usiamo noi umani: i versi emessi contengono sempre gli stessi fonemi, ma assemblati ogni volta in modo diverso a seconda del messaggio che si vuole trasmettere”. Una scoperta che ha ispirato Slobodchikoff a proseguire nella sua ricerca e approfondire le analogie tra linguaggio umano e animale.

Finché, qualche tempo dopo, il passo successivo. “Se possiamo raggiungere certi risultati con i cani della prateria, possiamo fare altrettanto, se non oltre, con cani e gatti domestici”, animali dalle dinamiche comunicative senz’altro meno complesse. Collaborando con un informatico, oggi Slobodchikoff si impegna in un lavoro ambizioso: creare un dispositivo ‒ una sorta di traduttore ‒ che grazie ad un particolare algoritmo possa convertire i versi dei cani in lingua inglese. Per riuscirci, il ricercatore si serve di video in cui i cani sono impegnati in attività di varia natura, così da insegnare all’intelligenza artificiale il significato dei vari segnali ‒ non solo latrati, ringhia e ululati ma anche movimenti ed espressioni facciali.

Uno strumento tecnologico capace di “interpretare” messaggi esterni, quindi, oggi non può ancora fare a meno dell’elaborazione umana. Slobodchikoff, tuttavia, sostiene di voler sfruttare il progresso tecnologico per condurre esperimenti che gli permetteranno di comprendere sempre più a fondo il significato del comportamento animale. Un approccio che, secondo le sue aspettative, nell’arco di dieci anni darà vita ad un dispositivo mai visto: basterà puntarlo verso il proprio cane per poter sentire in pochi secondi “portami a spasso!” o “non sono stato io!”, in perfetto linguaggio umano.

Un giorno, in futuro, questi traduttori potrebbero rivoluzionare il modo in cui ci prendiamo cura dei nostri animali, minimizzando gli errori che talvolta commettiamo nell’interpretare i loro segnali. Ma al di là dell’aspetto emotivo, strumenti di questo tipo potranno essere utili in senso più ampio, a partire dal lavoro. Agli allevatori, per esempio, potrebbe far comodo rilevare istantaneamente e con certezza lo stato di salute degli animali: proprio questa è la scopo di un algoritmo messo a punto dai ricercatori dell’Università di Cambridge, in grado di capire se una pecora prova dolore grazie all’analisi delle sue espressioni facciali. Stiamo parlando di strumenti, insomma, che potenzialmente apriranno orizzonti a cui oggi siamo ancora lontani. Intanto Slobodchikoff l’anno scorso ha fondato Zoolingua, azienda con cui porterà avanti le sue intenzioni: aprire una nuova era nella comunicazione tra esseri umani e animali.
view post Posted: 27/12/2017, 07:36 Gesù è veramente figlio di Dio? - Archeologia - mistero - viaggiatori del sacro



Gesù è veramente figlio di Dio?



Il vocabolo "Cristo" sta per molti a indicare quello che, per la Bibbia e il popolo ebreo, veniva chiamato il Messia. Infatti, «dal greco Χριστός, Christòs è la traduzione greca del termine ebraico מָשִׁיחַ (mašíaḥ, cioè "unto", dal quale proviene l'italiano Messia» (fonte: Wikipedia).
Il culto messianico della tradizione giudaica è alla base dell'alleanza tra Dio e il suo popolo; è l'ultima speranza che rimaneva al popolo d'Israele di riscattarsi da secoli di dominazioni subite, culminate negli anni di Gesù con la presenza dell'Impero Romano in Palestina.
In questo conteso storico si svolgono i fatti raccontati nei Vangeli; la nascita di un Messia non sarebbe giunta in un momento più necessario. Perché allora gli Ebrei non riconobbero (e tutt'oggi non accettano) la figura di Gesù come loro Christòs?

«Parlando fra loro, i giudei non dicono Iesciu, ma Iisciu, avvicinandosi di più al significato di maledizione contenuto in questa parola. Parlando della cosa alcuni anni fa con un ebreo, questi mi disse che quella parola non si può spiegare soltanto nel modo già detto, ma anche con le parole "Iesciu sceccher" ("menzogna") e "utoebà" ("abominazione"). Chi non rifuggirà con tutto il cuore da queste infamie? Eppure esse vengono pronunciate da quei circoncisi senza che nessun cristiano se ne possa accorgere. Quest'ebreo visse in Francoforte e nell'Hannover dove morì nel 1616. Svelandomi tale orrendo significato era scossa la sua stessa fede ebraica, tanto che egli non era affatto alieno dalla fede cristiana, a proposito della quale si intrattenne spesso con me e con DD. Amando Polano b.m.. Voglio spiegare, in fretta e di passaggio, altri due arcani della Cabala ebraica che si riferiscono a questo nome. È noto che molto spesso nelle Sacre Scritture gli israeliti sono avvertiti di non adorare "Eloè Neccar", cioè il dio o gli dèi stranieri. Ma cosa significa "Eloè Neccar"? Secondo la Numerologia della Ghematria, le lettere di queste parole valgono il numero 316; e altrettanto vale la parola "Iesciu". Ciò si può rilevare dal libro "Abrat rocchel", verso la fine. Essi, quindi, insegnano che quando Dio impedisce il culto degli altri dèi stranieri è come se impedisse il culto di Iesciu. Che malizia da serpente! L'altro segreto lo ha scoperto da molto tempo Antonio Margarita nel libro intitolato "La fede e la religione dei giudei". Nel testo di alcune orazioni ebraiche vi è una preghiera che comincia con la parola "Alenù". Nel corso di questa preghiera vi erano alcune parole una volta chiaramente espresse, ma poi, per paura dei cristiani, omesse. Al loro posto fu lasciato un debito spazio affinché i ragazzi o i sempliciotti fossero avvertiti che mancava qualche cosa. Le parole omesse sono queste: "Ammistasciavin Ieebel varic umitpallelim lelo ioscia", e cioè "Quelli che curvandosi rendono omaggio alla vanità e all'inanità e adorano colui che non potrà salvarli". Nonostante queste parole siano rivolte agli idoli in genere, tuttavia esse sono nascostamente riferite a Gesù Cristo, cui gli ebrei attribuiscono i titoli che abbiamo già detto, poiché, ripetiamo, la parola “qyrw” secondo la Ghematria equivale al numero 316, come la parola "Iesciu". Non appena essi si accorsero che i cristiani avevano capito, omisero queste parole nelle loro edizioni. Peraltro, ho con me un antico esemplare nel quale esse erano scritte e le ho trovate anche scritte a penna in altri libri ebraici. Credo che da ciò sia abbastanza chiaro che cosa voglia ottenere questa stolida gente con la corruzione di questo nome salvifico. Sperimenteranno eternamente vendicatore Colui, la gloria del cui nome eterno essi, per quanto possono, cercano di distruggere»
(cfr J. Buxtorf, "De Abreviaturis Hebraicis", 1640).

Per capire meglio il sentimento del popolo ebreo nei confronti di Gesù e del Cristianesimo, bisogna capire bene quali furono le sconvolgenti (per il Talmud) iniziative operate dai primi fedeli del nuovo culto; i protocristiani vollero da subito prendere le distanze dalla vera tradizione ebraica, introducendo appunto novità di non poco conto per testimoniare l'appartenenza religiosa delle persone. Incominciamo, ad esempio, a parlare del Battesimo.
«Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità»
(Gal 5, 6)
così scrisse San Paolo nella lettera ai Gàlati, in netta contraddizione con:
9 «Disse Dio ad Abramo: "Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione».
14 «Il maschio non circonciso, di cui cioè non sarà stata circoncisa la carne del membro, sia eliminato dal suo popolo: ha violato la mia alleanza».
(Gn 17: 9 e 14)
In sostanza, San Paolo e il cristianesimo sorto dalla sua predicazione cancellò con un colpo di spugna l'obbligo ebraico della circoncisione, con il più pratico, indolore e soprattutto "invisibile" Battesimo. Questo permise di facilitare, di molto, il proselitismo della nuova religione. Non serviva più essere di nascita ebreo; non occorreva nemmeno aver impresso sul proprio corpo, in maniera indelebile, il segno della propria fede religiosa. Per essere cristiani serviva unicamente sentirsi tali e compiere un atto rituale chiamato battesimo.
12 «Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo.
13 E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito».
(1Cor 12, 12-13)
Si incomincia a intravvedere la trama del disegno che sottende al Cristianesimo; allo stesso tempo incominciamo anche a capire i motivi dell'avversione della cultura giudaica nei confronti della nuova fede. Il popolo ebreo capisce che verrà derubato, a causa della diffusione del Vangelo cristiano, del proprio primato. Da popolo eletto e custode della fede nell'unico e vero Dio, incominciarono a capire che, presto o tardi, nella nuova società cristiana sarebbero passati a occupare un ruolo da comprimari, da comparse nella scena che il disegno divino raccontato dalla Bibbia aveva promesso ai discendenti di David.
Basterebbe forse questo particolare a farci capire come la figura di Gesù, possa essere vista come una iattura per la tradizione giudaica; in fondo, per l'ebreo, il Nazareno rappresenta unicamente un usurpatore del titolo di Messia!
A questa considerazione iniziale, dobbiamo però affiancare l'analisi di svariate altre condizioni che portarono l'Occidente cristiano a prendere sempre più le distanze dalla tradizione biblica. Nella nuova religione troviamo l'abolizione di svariate leggi mosaiche; tanto per citarne una, pensiamo solo a come sia stato cancellato dai testi sacri propagandati dalla comunità cristiana, il secondo comandamento dettato da Yahweh a Mosè:
«Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il Signore, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso bontà fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti».
Cosa portò i Padri della Chiesa a una scelta così estrema? Il proliferare del culto dei santi non poteva avere la stessa forza evocativa e l'identica potenza emulativa, privata della rappresentazione scenografica che incominciava a proliferare nelle chiese cristiane. Il crocefisso stesso era necessario per propagandare efficacemente la dottrina della Passione; infatti, nei primissimi secoli della Chiesa, i crocefissi consistevano unicamente nel legno della croce; nessun corpo del Cristo veniva apposto a quei primitivi crocifissi. Successivamente, venne considerato più utile e proficuo aggiungere il corpo morente di Gesù, in modo che il fedele ricevesse un feed-back che rimanesse impresso nella mente del credente in maniera indelebile. Potremmo proseguire accennando alla soppressione del sabato come giorno santo dedicato al riposo:
12 «Il Signore disse a Mosè:
13 "Quanto a te, parla agli Israeliti e riferisci loro: In tutto dovrete osservare i miei sabati, perché il sabato è un segno tra me e voi, per le vostre generazioni, perché si sappia che io sono il Signore che vi santifica.
14 Osserverete dunque il sabato, perché lo dovete ritenere santo. Chi lo profanerà sarà messo a morte; chiunque in quel giorno farà qualche lavoro, sarà eliminato dal suo popolo»
(Es 31, 12-14)
e sostituendolo con una più pragmatica domenica, il famoso “dies Solis” del pagano Sol Invictus, rinominato “dies Dominica” (giorno del Signore) dopo il 3 novembre del 383 d.C., giorno in cui si chiuse il celebre editto di Tessalonica.
Tutto quello esposto, dovrebbe aver fatto luce su come ne uscì la religione di Yahweh dal tritacarne che rappresentò la religione cristiana, agli occhi del popolo d’Israele.

Per questo motivo, mi sento di poter affermare che Gesù detto il Cristo non è poi così sicuro che fosse il figlio del Dio della Bibbia.


www.ilfattoquotidiano.it/2017/12/1...natale/4047100/
view post Posted: 12/12/2017, 06:45 La Ruota di Pitagora - Arti divinatorie e potere della mente
Mi spiace ma sembra che il sito sia stato cancellato gif
view post Posted: 23/11/2017, 06:59 Melanoma-come sempre la natura ha tutte le vere medicine-basta scoprirle - CANCRO: informazione libera
Melanoma: da piante e microalghe una nuova speranza di terapia




È tratta di un composto naturale presente nel mondo vegetale, capace di stimolare il sistema immunitario e controllando così la proliferazione delle cellule tumorali. A metterlo a punto è stato un team internazionale a cui ha partecipato anche il Cnr




(Cnr) – L’Istituto di chimica biomolecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Icb-Cnr), in collaborazione con il dipartimento di Clinica interna e sperimentale dell’Università della Campania e il Centro di eccellenza per le ricerche biomediche dell’Università di Genova, ha identificato un nuovo componente vegetale per la preparazione di vaccini e dimostrato la sua efficacia contro un modello sperimentale di melanoma. Il composto, denominato Sulfavant, deriva da prodotti naturali presenti in microalghe marine e in piante terrestri e agisce stimolando le cellule dendritiche, prima linea di difesa del sistema immunitario e responsabili del riconoscimento di agenti pericolosi per l’organismo. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature. Il nuovo composto è stato brevettato e l’Istituto del Cnr ne sta progettando lo sviluppo attraverso un accordo con la società spin-off BioSEArch, nata dalla collaborazione con la Stazione Zoologica ‘A. Dohrn’.


“A concentrazioni molto basse il composto attiva le cellule dendritiche e ne riprogramma le funzioni, potenziando la difesa naturale dell’organismo e conducendo all’eliminazione di cellule tumorali o di agenti patogeni, come i batteri”, spiega Angelo Fontana dell’Icb-Cnr. “Anche considerando l’origine naturale della molecola e l’assenza di tossicità rilevata, i primi studi indicano che il composto è utilizzabile per lo sviluppo di trattamenti in varie malattie e ci rendono fiduciosi che possa trovare impiego nella preparazione della nuova generazione di vaccini sintetici, compresi quelli in sviluppo per scopi terapeutici. Per il momento, in un modello sperimentale di melanoma, la somministrazione di Sulfavant insieme a un antigene immunogenico sintetico (sostanza che, somministrata, provoca una risposta immunitaria specifica nel ricevente) ha indotto un’efficace protezione che ha sensibilmente ridotto lo sviluppo della neoplasia rispetto al campione di controllo non trattato”.

I composti che potenziano la risposta immunitaria evocata dagli antigeni sono chiamati adiuvanti e sono necessari per la preparazione dei vaccini di ultima generazione, inclusi quelli in fase di studio per aumentare la risposta immunologica contro i tumori. “Le cosiddette immunoterapie sono un nuovo e promettente approccio nella lotta ai tumori, il successo di questa forma di trattamento è anche legato all’efficacia con cui le sostanze adiuvanti sono in grado di stimolare la fisiologica capacità dell’organismo di eliminare le cellule con mutazioni cancerogene e di tenere sotto controllo o inibire la formazione di nuovi tumori”, continua Fontana. “A rendere particolarmente interessante il risultato ottenuto con Sulfavant sono le caratteristiche farmaceutiche del nuovo composto e il fatto che risulti efficace nel trattamento di modelli di neoplasie aggressive come il melanoma”.

“La disponibilità di queste sostanze apre la strada per l’esplorazione di nuovi approcci per la regolazione del sistema immunitario nelle varie patologie in cui il sistema immunitario svolge un ruolo determinante, da quelle neoplastiche a quelle infiammatorie croniche”, conclude Raffaele De Palma, docente di Immunologia clinica e allergologia dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli.

Riferimenti: A new marine-derived sulfoglycolipid triggers dendritic cell activation and immune adjuvant response
view post Posted: 23/11/2017, 06:54 Zucchero-le analisi nascoste dalle industrie - Attenzione a ciò che mangiamo
L’industria dello zucchero ha insabbiato le ricerche sul legame tra saccarosio e salute


Un team di ricercatori americani ha scoperto che un’azienda statunitense ha nascosto per 50 anni i risultati di uno studio che forniva prove del legame tra il consumo di zucchero e le malattie cardiovascolari



Ancora una volta l’industria dello zucchero ci ha messo lo zampino. E questa volta a raccontarlo, sulle pagine di Plos Biology, sono stati alcuni ricercatori americani, secondo cui un’azienda statunitense produttrice di saccarosio avrebbe interrotto una ricerca che stava dando risultati non molto convenienti per i propri interessi commerciali. Più precisamente, i ricercatori Cristin Kearns, Dorie Apollonio e Stanton Glantz dell’Università della California hanno esaminato alcuni documenti di 50 anni fa, scoprendo che la Sugar Research Foundation (Srf) aveva finanziato una ricerca sui topi per valutare gli effetti del saccarosio sulla salute cardiovascolare. Quando le prove sembravano indicare che il saccarosio avrebbe potuto essere associato alle malattie cardiache e al cancro alla vescica, la Sugar Research Foundation decise di interrompere la ricerca, senza pubblicarne i risultati.


In un’analisi precedente, gli stessi ricercatori evidenziavano come la Srf aveva finanziato (sempre in gran segreto) uno studio del 1967 che minimizzava il ruolo del saccarosio nelle malattie cardiovascolari. Nel nuovo studio, invece, il team di ricercatori si riferisce all’anno seguente, ovvero al 1968, anno in cui la Srf finanziava uno studio sui topi chiamato Project 259, per misurare gli effetti nutrizionali quando i topi venivano nutriti con lo zucchero e con l’amido (va precisato che negli anni ’60, gli scienziati non erano d’accordo, sbagliando, sul fatto che lo zucchero potesse aumentare i trigliceridi, rispetto all’amido).

La ricerca, condotta dai ricercatori dell’Università di Birmingham, suggeriva che i batteri intestinali mediassero gli effetti negativi dello zucchero sulla salute cardiovascolare. Ed evidenziava anche un aumento del rischio di cancro alla vescica. “Questa scoperta del Progetto 259 dimostrava all’Srf che il consumo di saccarosio ha causato diversi effetti metabolici”,precisa Kearns ,“e suggeriva che lo zucchero avrebbe un ruolo nella patogenesi della vescica cancro”. Poco dopo, ma comunque in tempo perché lo studio non venisse completato, l’azienda statunitense bloccò il finanziamento, così che il team di ricercatori terminò i fondi e non pubblicò i risultati.

Il nuovo studio, quindi, non fa altro che sottolineare nuovamente come l’attuale dibattito globale sugli effetti dello zucchero possa essere radicato in oltre 60 anni di manipolazione dell’industria dello zucchero: in questo caso, l’azienda sapeva che la ricerca sui topi avrebbe potuto far emergere il legame tra zucchero e malattie cardiovascolari e tagliò i fondi per proteggere i suoi interessi commerciali. “Il tipo di manipolazione della ricerca è simile a quello che fa l’industria del tabacco”, spiega Glantz. “Questo tipo di comportamento mette in discussione gli studi finanziati dall’industria dello zucchero come fonte affidabile di informazioni per l’elaborazione delle politiche pubbliche”.

Via: Wired.it
view post Posted: 23/11/2017, 06:51 Mal di testa-la ragione per cui i mal di testa sono insopportabili - Psiche e benessere

Cè un motivo per cui i dolori alla testa sono così insopportabili




I neuroni sensoriali che innervano la testa ed il viso sono collegati direttamente ad aree del cervello che controllano le reazioni istintive ed emotive agli stimoli dolorosi. Lo studio su Nature Neuroscience


Quasi tutti sono d’accordo: il mal di denti è uno dei dolori più forti e insopportabili che si possano provare. E chi soffre di emicrania, cefalea a grappolo o nevralgia del trigemino può confermare che il dolore sentito è tra i più debilitanti e più difficili da sopportare emotivamente. Ma perché i dolori al viso o alla testa ci provocano una sofferenza maggiore dei dolori percepiti in altre parti del corpo? Fan Wang, e il suo gruppo di ricerca del Duke University Medical Center a Durham, negli Stati Uniti, ne svelano la ragione in uno studio pubblicato su Nature Neuroscience.


Gli stimoli dolorosi provenienti dalla testa e dal corpo arrivano al cervello attraverso due diversi gruppi di neuroni sensoriali. “Anche ammettendo una differente sensibilità agli stimoli dolorosi dei due gruppi di neuroni sensoriali, questo non spiega la maggiore sofferenza emotiva sperimentata dai pazienti in caso di dolore alla testa” sottolinea Wang. “Inoltre, ciò non spiega il fatto, evidenziato da studi di imaging di risonanza magnetica funzionale (fMRI), che il dolore alla testa provoca, a parità di intensità dello stimolo doloroso applicato su varie parti del corpo, un’attivazione molto più intensa dell’amigdala, una regione del cervello coinvolta nelle esperienze emotive. Tuttavia i meccanismi alla base di queste evidenze sperimentali non sono ancora chiari” prosegue l’autore principale dello studio.

Per cercare di far luce su questi meccanismi, Fan Wang e colleghi hanno monitorato l’attività cerebrale di alcuni topi, dopo aver applicato uno stimolo doloroso sul muso o su una zampa posteriore dell’animale. Tali esperimenti hanno evidenziato che la stimolazione nociva applicata sul muso dell’animale porta ad una maggiore attività del nucleo laterale parabrachiale del cervello (PBL).

Gli scienziati, utilizzando una nuova tecnica per identificare l’origine di questa maggiore attività (chiamata CANE: Capturing Activated Neuronal Ensemble), hanno scoperto che i neuroni sensoriali che innervano la testa e il viso sono collegati direttamente ai neuroni del nucleo parabrachiale laterale (PBL). Questa è una regione del cervello coinvolta nel circuito di percezione del dolore, collegata a sua volta all’amigdala e ad altre aree che controllano le reazioni istintive ed emotive agli stimoli dolorosi. I neuroni sensoriali che innervano altre parti del corpo, invece, sono collegati al nucleo parabrachiale laterale solo indirettamente, attraverso altri centri cerebrali. In base a quanto osservato, continuano gli autori, potrebbero trovare una spiegazione anche i problemi di ansia, depressione e disturbo dei ritmi circadiani spesso associati a patologie come cefalea a grappolo e nevralgia del trigemino.

“Si tratta della prima spiegazione biologica del fatto che questo tipo di dolore può essere emotivamente più difficile da sopportare degli altri” conferma Wolfang Liedtke del Duke University Medical Center coautore dell’articolo. “Questa scoperta rende possibile una comprensione più profonda del dolore cronico alla testa ed al viso e, soprattutto, apre le porte alla possibilità di nuove terapie per i pazienti che ne soffrono” .

Patologie come la cefalea a grappolo e la nevralgia del trigemino possono essere talmente gravi da richiedere, in alcuni casi, il ricorso a soluzioni chirurgiche, con la resezione dei percorsi neurali noti che trasportano i segnali dolorosi dalla testa e dal viso al cervello in modo da bloccare la conduzione del dolore. Ma non sempre queste misure invasive risolvono il problema. La scoperta di questo percorso neurale diretto può aprire la strada a nuovi e più efficaci approcci terapeutici per queste patologie invalidanti.

Riferimenti: Nature Neuroscience
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