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la pazzia dello sport contagia i genitori DOPING SUI BAMBINI, Doping sportivo? “Anche tra i giovanissimi”

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view post Posted on 1/3/2014, 10:04
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Doping sportivo? “Anche tra i giovanissimi”


Il doping si diffonde sempre più tra i giovani sportivi, addirittura sotto i dodici anni. E anche se questi ultimi non sono sottoposti a controlli, forse sono già sottoposti a questo tipo di sollecitazioni. A lanciare l’allarme è Francesco Botrè, direttore del Laboratorio antidoping della Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI).

Quanto è diffuso il fenomeno e quali sono le sue radici?
Purtroppo non ci sono dati sugli adolescenti, perché in laboratorio analizziamo i campioni in maniera assolutamente anonima, senza nemmeno sapere a quale sport si riferiscano. Però chiaramente il pericolo esiste. Nello sport agiscono le stesse sollecitazioni che si incontrano in altri campi: l’uso di sostanze e farmaci inizia come “aiutino” alla prestazione, per fare meglio, ma anche per essere “in” a scuola, con gli amici. È a rischio soprattutto chi non è in grado di raggiungere un livello che è considerato accettabile di prestazione con i propri mezzi. Dopodiché diventa indispensabile. I luoghi più a rischio (palestra, piscine…) sono quelli nei quali la pratica sportiva diventa assidua e il bisogno di gareggiare e vincere ‒ ma anche di costruirsi un fisico “speciale” ‒ supera le altre motivazioni, quelle più sane e più corrette, basate sulla fiducia nei propri mezzi e sul confronto leale e aperto con gli avversari. Il punto è che però il doping non è una scorciatoia, è una deviazione. Se la società è basata solo sul risultato e non sul percorso che si fa per ottenerlo, è chiaro che qualsiasi strada lecita o illecita che permette di raggiungere l’obiettivo diventa appetibile.

Quali sono i rischi per la salute?
L’abuso prolungato, ad esempio degli anabolizzanti, comporta in un primo tempo alterazioni reversibili che si ripercuotono spesso anche sull’umore, ma che più avanti diventano irreversibili e mettono a dura prova il lavoro del fegato e dei reni i cui valori di funzionalità risultano alterati agli esami del sangue.

Servono più controlli?
Va tenuta alta la soglia di attenzione sulla necessità di proteggere i giovani da una stimolazione eccessiva verso la prestazione. Non è però facendo tanti controlli sui ragazzi che si risolve la situazione: è soprattutto un problema di prevenzione e di educazione.

Cosa può fare il pediatra?
Il pediatra è un osservatore privilegiato, arriva dove l’allenatore, il genitore, l’insegnante o il parroco non possono arrivare. È essenziale che i pediatri siano sensibilizzati. Innanzitutto sui rischi sanitari, e poi su quelli etici. Intanto l’auto-somministrazione di sostanze dopanti, vietata per legge, provoca alterazioni che possono non essere così facilmente evidenti (stanchezza, irritabilità, disattenzione, calo dell’autostima, calo o aumento dell’appetito e del peso, aggressività, insonnia). Il pediatra ha un ruolo fondamentale perché è in grado di cogliere, se preparato, i cambiamenti del ragazzo, di parlare con lui e con i genitori, di correggere la situazione e di ristabilire una giusta scala di priorità nelle aspettative del ragazzo e dei suoi genitori, prima che sia troppo tardi.



http://sip.it/news/doping-sportivo-anche-tra-i-giovanissimi
 
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