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MISTERIOSA TOMBA DELLA STREGA BAMBINA DI ALBENGA!

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view post Posted on 26/1/2015, 05:59
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Savona - Aveva 13 anni al massimo e, dal suo metro e quarantotto centimetri, incuteva paura. Perché pericolosa e colpevole di crimini orrendi, oppure perché associata a qualche terribile superstizione. L’hanno trovata sepolta nella terra a faccia in giù, come si faceva un tempo con i morti che si volevano umiliare e che non erano degni di guardare il cielo. Non ha ancora un nome, ma pare che sia di sesso femminile, lo scheletro venuto alla luce negli scavi nell’area archeologica di San Calocero, ad Albenga, ma una cosa è certa: si tratta di una “presenza” inquietante, per il tipo di trattamento che le è stata riservato e per la posizione in cui è stato ritrovata. Con la faccia rivolta verso terra, come chiaro segno di disprezzo, ma, allo stesso tempo, in prossimità della facciata della chiesa, luogo ambito di sepoltura. Un rebus intricatissimo, che i “Ris” dell’archeologia stanno studiando proprio in queste ore: vogliono capire chi fosse, cosa avesse fatto e perché; e poi come si sposa questa sepoltura anomala con la vicinanza a un edificio sacro.

Il grattacapo impegna l’équipe guidata dal professor Philippe Pergola del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana e diretta da Stefano Roascio. Il sito è quello di San Calocero che è stato al centro della ricerca sul tardoantico e sulle prime fasi della cristianizzazione, non solo in Liguria, ma in tutta l’Italia nord-occidentale. «Ci troviamo in un sepolcreto del V-VI secolo - spiega Roascio -. Chi veniva inumato in questo modo, era perché si voleva impedire che vedesse la luce della Resurrezione. Era un trattamento che si riservava agli assassini e ai ladri. Oppure era un gesto di superstizione, per far sì che non si potessero “rialzare” e tornare in vita. Il tardoantico, essendo un periodo di transizione e cambiamento, ha riportato alla luce paure e, appunto, superstizioni. Alcuni sono stati ritrovati sepolti non solo a faccia in giù, ma anche inchiodati a terra: perfino il cranio veniva “trapassato” e fissato al terreno».

La “nostra” tredicenne era dunque una reietta. «Quel che sappiamo è che aveva massimo 13 anni, perché le suture ossee non sono ancora saldate, per cui lo sviluppo non si era ancora completato - chiarisce Roascio -. Dalle dimensioni del bacino e del cranio capiremo se era maschio o femmina. C’è da considerare che allora la mortalità era alta, si viveva fino a 45-50 anni, per cui questa persona aveva già trascorso un terzo della sua vita. Al momento non abbiamo trovato segni di morte violenta».

Non lontano, sono state rinvenute anche le ossa di una donna di 35-40 anni: da queste si capisce che aveva lavorato sodo, aveva un’artrite deformante molto forte. Lì vicino, c’è anche ciò che rimane di un bimbo di quattro anni, posizionato a sua volta su uno strato che riporta a contesti romani di epoca imperiale. Ma la vera anomalia sta nella sepoltura “capovolta”. «È un ritrovamento davvero singolare - dice Elena Dellù, archeo-antropologa responsabile dello scavo delle sepolture - Quello che ci lascia a bocca aperta è anche il fatto che questa persona fosse stata sepolta attaccata alla chiesa, luogo che non si riserva certo a chi si vorrebbe punire». Qui ci si arma di bisturi così come di strumenti all’avanguardia per non perdere nemmeno il più piccolo elemento utile alla datazione. Il ritrovamento di ceramiche è molto utile in questo senso, ma sono gli esami che si stanno portando avanti sulle ossa del “tredicenne” a riempire di emozione e inquietudine. Il prossimo 3 ottobre, nel corso del convegno conclusivo all’auditorium San Carlo, gli esperti dovranno rispondere a molti perché.

www.lacasadellestreghe.com/ triora web

2 PARTE/Savona - Chi l’ha sepolta a faccia in giù, secondo un rito che un tempo si riservava alle persone indegne, avrebbe voluto disfarsene per sempre, consegnandola al buio degli inferi e all’oblio; eppure oggi è come se la giovane “strega” di Albenga si prendesse una rivincita, raccontando a poco a poco una storia misteriosa che non può che appassionare.

Si è conclusa da pochi giorni la campagna di scavo nell’area archeologica di San Calocero, alle pendici del monte San Martino, e le conclusioni dello staff di archeologi diretti dal professor Philippe Pergola del Pontificio istituto di Archeologia cristiana e finanziato dalla Fondazione Nino Lamboglia (che si avvale di un finanziamento di Stanleybet per la cultura) riservano altre sorprese relative alla sepoltura anomala che ha portato questo spicchio di Liguria alla ribalta sulla scena anche internazionale.

Che si tratti di una ragazzina di circa 13 anni, alta 1 metro e 48 e che per qualche motivo era temuta o disprezzata dalla comunità di allora è ormai noto; come è nota la contraddizione di una sepoltura a faccia in giù, ma contemporaneamente in una posizione prossima a una chiesa, come si faceva con persone di un certo “peso”. Ora, però, gli esperti sono arrivati a ulteriori precisazioni relative alla datazione e alle caratteristiche che rendevano questa persona “diversa” dagli altri: «Dal punto di vista stratigrafico la tomba appare successiva all’installazione del primo sepolcreto cristiano di VI secolo, ed è sicuramente precedente al pavimento del 1300 che la copriva - spiegano gli archeologi Stefano Roascio ed Elena Dellù - Una datazione al carbonio 14 ci permetterà di valutare se la ragazza sia stata sepolta nel corso dell’altomedioevo (VIII-XI secolo, ndr), quando anche il complesso liturgico subisce un periodo di crisi e di probabile contrazione, o poco dopo le sepolture del VI secolo. Significativa appare la profondità della fossa».

Soprattutto, ed è questo l’elemento nuovo, sono state trovare forti tracce di anemia nel cranio: «Questa poteva essere stata causata sia da una malnutrizione durante i primi anni di vita sia da una derivazione genetica - continuano Roascio e la Dellù - La forte anemia riscontrata potrebbe averle procurato svenimenti o crisi epilettiche che, male interpretate, avrebbero potuto assumere l’aspetto di vere e proprie sindromi di possessione demoniaca. Potrebbe essere una delle spiegazioni di questa inumazione con il corpo rivolto verso il terreno: generalmente vanno considerate come un gesto di autodifesa che la comunità dei viventi attua per impedire il ritorno in vita di una persona vista come negativa. Tale sorte veniva riservata ai suicidi e agli assassini, ma anche agli assassinati nel timore che tornassero a vendicarsi, così come alle streghe, nell’intento di evitare che lo spirito potesse fuoriuscire dal sepolcro per partecipare ai “sabba”. Non è da escludere, comunque, che possa trattarsi anche di un gesto di umiltà e di sottomissione che effettivamente è registrato per alcune sepolture privilegiate di ambito carolingio quale, per esempio, quella di Pipino il Breve, padre di Carlo Magno».
 
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view post Posted on 24/8/2017, 08:58
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“E' meglio accendere una piccola candela che maledire l’oscurità.” Confucio

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Molto interessante Dea, non sapevo che la sepoltura a faccia in giù avesse il significato riportato nell'articolo, tra l'altro molto interessante.
 
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