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Allontanamenti dalle famiglie e affido dei bambini: come difendere i propri figli

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view post Posted on 18/4/2015, 07:14
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"Il problema dell'allontanamento dei minori, oggi, apre tanti quesiti. Ricordo quando mi iscrissi all'università, amore profondo per la professione dell'assistente sociale, convinta che si potessero aiutare tantissime persone, ricordo ancora i tanti studi, dal codice deontologico (con tanti riferimenti a quelli esteri e in modo particolare quello svedese da cui noi abbiano mutuato molto) diritto penale, pedagogia, sociologia, diritto di famiglia...insomma una bella infarinatura. La cosa che ricordo ancora è oggi è questa " l'assistente sociale è tale in tutto, anche nella sua vita privata" e spesso mi chiedo quanti abbiano fatto propria questa frase e quanti l'abbiano compresa. Ciò non significa che lavori sempre...anche nella tua vita privata, ma essere assistenti sociali è un'arte di vita a mio parere. E' dedicarsi all'altro...con l'unico scopo di aiutarlo ad avere una visione più chiara della sua vita e di ciò che considera come problema o ostacolo e ricordargli che è "un essere speciale" per citare la famosa canzone di Battiato La Cura, canzone che in tanti pubblicano o citano, ma ancora mi chiedo quanti l'abbiano capita. Quanti con amore e senza pregiudizi svolgono questa professione? Perchè noi assistenti sociali, oggi, siamo chiamati ancora con maggiore responsabilità ad operare in un'epoca in cui le risorse mancano sempre più, in un'epoca in cui le politiche sociali sono ormai affossate, in un'epoca in cui non esistono politiche familiari e di benessere. E se uno Stato Sociale manca, noi i perfetti intermediari tra cittadini e questo Stato Sociale assente come possiamo operare al meglio? Mi chiedo spesso anzi tutti i giorni, noi come possiamo migliorare la nostra essenza e quindi di conseguenza la nostra professione, nel momento in cui ci troviamo spesso a non poter aiutare chi ha davvero bisogno, perchè si sà....negli aiuti economici la prima cosa importante è far rientrare le spese del Comune. E allora cosa possiamo dire a coloro che quotidianamente ci chiedono come "mettere un piatto a tavola" o "come poter vestire i propri figli" se gli Enti Locali, spesso, ci obbligano a razionalizzare le spese, come si può razionalizzare una spesa e paragonare il benessere di un individuo o della sua famiglia a una mera questione economica???? Mi faccio spesso queste domande e non credo ci siano vere soluzioni, ciò che possiamo fare a fronte della mia esperienza è comunque far sentire i nostri pareri, le nostre opinioni, si le nostre perchè non è un Sindaco a conoscere chi viene da noi a chiedere aiuto, ma siamo Noi, in quanto intermediari tra cittadino e istituzione che lavoriamo "sul campo". Siamo noi che entriamo a stretto contatto con la vita degli utenti oggi chiamati anche clienti, siamo noi che arriviamo a conoscere i loro desideri, le loro aspirazioni, i loro progetti e siamo sempre noi a doverli spronare...a realizzare un progetto di vita, ma come si possono fare progetti se spesso non si sà neanche cosa mangiare per pranzo? Possiamo noi chiedere a un padre di ricredere in sè stesso se la sua dignità è messa sotto i piedi, in quanto anni addietro aveva promesso che si sarebbe preso cura della sua famiglia ed oggi, non ha neanche gli occhi per piangere? Eppure..è sempre a noi che viene richiesto di provare empatia ma senza farsi trasportare, di esserci senza invasione, di operare senza sostituirci agli utenti...insomma all'assistente sociale viene chiesto tanto..tutto in un'unica professione..empatia..consapevolezza..professionalità..quante cose!!!! partendo da tali presupposti, sono convinta che aldilà degli agenti esterni, è necessario che il Servizio Sociale rifletta su se stesso, sia per così dire "autoreferenziale"...ossia si ponga domande sulla propria natura d'essere, sui propri scopi, libero da condizionamenti, perchè se è vero che spesso operiamo senza risorse è anche vero...che abbiamo responsabilità verso gli utenti e tali responsabilità non possono e non devono in alcun modo ledere i loro diritti. Nel momento in cui ci accingiamo ad effettuare una visita domiciliare e una relazione circa le condizioni di vita di una famiglia, è utile porci nei loro panni con occhio obiettivo, capire, esserci, esaminare senza pregiudizio alcuno, sarebbe davvero molto facile dire e affermare che "questi genitori non sono in grado di essere genitori" ma in fondo nessuno nasce genitore o sbaglio? Vorrei che prima di dire e scrivere tali affermazioni, noi ricordassimo cos'ha significato per noi essere genitori, quanti errori abbiamo commesso noi? Sfido chiunque a dire "io con i miei figli non ho mai commesso errori" oppure "mi sono sempre ricordata di ogni suo bisogno" perchè non è così, siamo tutti esseri umani e tutti sbagliamo, con ciò naturalmente non intendo dire che dinanzi a condizioni reali di abusi o altro, non sia necessario un intervento più mirato. Ciò che intendo dire è che oggi si assiste a un allontanamento dei minori troppo facile, troppe veloce e ciò non è, a mio parere, ammissibile. Prima di effettuare ciò sarebbe utile ricordare la legislazione minorile, la legge 184 del 1983, la quale al primo articolo recita " Il minore ha diritto di essere educato nell'ambito della propria famiglia." Questo è il diritto primario di ogni minore, di ogni bambino, diritto che potrebbe scontarsi con alcune situazioni oggettive di maltrattamento e trascuratezza. Nel 20% dei casi è così, ma sempre più oggi ci si chiede "il restante 80%"? Nessuno intende puntare il dito, perchè a noi assistenti sociali spesso è richiesto tanto ed è anche richiesto di "tappare i buchi" dell'inutilità di molte istituzioni che non adempiono ai propri doveri, ma sono tante le fonti che affermano di allontanamento minorile in caso di problemi economici o altro..dunque io mi chiedo: può essere quello dei problemi economici una reale motivazione per tale allontanamento? Rispondo così: in linea generale no assolutamente, ma ogni caso è a sè, un'attenta valutazione è fondamentale, comprendere le dinamiche familiari e capire se quel padre o quella madre effettivamente non hanno un lavoro per ragioni obiettive o personali, ma anche laddove ci fossero situazioni personali c'è sempre da chiedersi io cosa posso fare? Io, assistente sociale, come posso aiutare? E prima di allontanare un minore la domanda fondamentale è " HO FATTO DAVVERO TUTTO CIO' CHE E' IN MIO POTERE PER EVITARE QUESTA STRADA E CONSIDERARLA L'ULTIMA SPIAGGIA????" ecco la domanda da porsi con onestà intellettuale e d'animo, con correttezza e buon senso. Ricordo che loro credono in noi e ricordo che...non sappiamo e mai sapremo un giorno come la ruota gira...cosa potrebbe accadere....mettersi nei panni dell'altro con totale obiettività e purezza d'anima, bisogna lavorare su questo e ricordare, a mio parere, anche la propria vita."

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Scuola: genitori preoccupati, disarmati, bambini in difficoltà e a rischio di certificazione… Istruzioni per l’uso!

Allontanamenti dalle famiglie e affido dei bambini: come difendere i propri figli


Abuso minori
Vademecum: Come difendere i propri bambini dagli allontanamenti dovuti a errori o valutazioni errate di certi psicologi, psichiatri e assistenti sociali della giustizia minorile

Nota: dalla colonna di destra è possibile scaricare buona parte dei documenti citati a partire dalla legge del 28 marzo 2001, n. 149 "Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, recante «Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori».

Per quanto riguarda i codici deontologici, questi a volte vengono aggiornati e quindi con il passare del tempo potrebbero esserci nuove versioni rispetto a quelle pubblicate nel sito.

Il fenomeno degli allontanamenti facili o superficiali

Il fenomeno di cui parliamo è conosciuto come “falsi abusi e allontanamento coatto dei bambini dalla famiglia e loro collocamento in comunità alloggio, affido o adozione”.

Le statistiche rivelano che circa il 20% degli allontanamenti coatte, e il successivo affidamento a strutture di accoglienza o famiglie affidatarie, sono motivati da assenza dei genitori (provvedimenti carcerari, morte di entrambi i genitori), maltrattamenti o abusi. Il rimanente 80% circa avviene con la motivazione di “inidoneità genitoriale“ (spesso riconducibile a sottostanti motivazioni di natura economica o abitativa). Questa motivazione ha aperto le porte a innumerevoli abusi.

Tramite valutazioni – per loro stessa natura soggettive e opinabili – alcuni psichiatri, psicologi e assistenti sociali, con una formazione inadeguata o scarsa competenza in campo minorile o famigliare, possono indurre il Tribunale dei minori a prendere provvedimenti drastici e drammatici, allontanando i figli alla famiglia, collocandoli in comunità tutelari per minori, mettendoli poi sotto indagine, analisi e quant’altro. La famiglia, nella maggioranza dei casi, è totalmente impotente di fronte a questo sistema che opera con l’ausilio, se i genitori si rifiutano, della forza pubblica.

Allontanamenti errati dei minori, come difendersi

La materia è alquanto complessa ma riportiamo qui alcune informazioni (tratte dall’esperienza diretta con i casi) che i genitori dovrebbero conoscere per evitare esiti drammatici o per tentare di sanare gli eventuali errori commessi dal sistema della giustizia minorile. Le informazioni sono fornite in ordine di importanza e priorità.

1. Attivarsi subito

Questo passo è importantissimo. Meglio spendere 1.000 euro subito per un legale o per un professionista che 10.000 euro dopo per riportare a casa il minore allontanato ed affidato ad una comunità (senza pensare ai danni insanabili causati al minore dall’allontanamento coatto). In anni di esperienza abbiamo potuto osservare che i pregiudizi e le false o errate valutazioni iniziali (di natura soggettiva e psicologica) di psichiatri, psicologi e assistenti sociali, con una formazione errata e inadeguata o una scarsa competenza in ambito minorile o famigliare, tendono ad accumularsi e a divenire sempre più solide con il passare del tempo. La reazione, spesso disperata e confusa, delle famiglie di fronte alle false accuse e all’allontanamento tende a rinsaldare la convinzione dei servizi e dei professionisti della validità delle accuse iniziali. È un cane che si morde la coda.

Prima ci si attiva per ristabilire verità e giustizia, maggiori sono le possibilità di proteggere i propri figli da errori e ingiustizie.

Una mamma era venuta a un convegno dove avevamo messo in guardia le famiglie su questi pericoli, ma lei era convinta che essendo laureanda in pedagogia non le sarebbe mai potuto succedere. Purtroppo un anno dopo le hanno tolto il figlio.

Possiamo contare numerosissimi casi in cui la famiglia si è attivata subito, ed è stato possibile chiarire le cose e impedire l’allontanamento dei minori ed il conseguente affidamento ad una comunità. In un caso i servizi sociali avevano addirittura individuato la famiglia affidataria per il bambino, ma grazie all’immediato interessamento della famiglia si è scoperto che quella soluzione era sbagliata e la bambina è rimasta in famiglia. In un altro caso, una mamma ha fatto mandare una lettera dall’avvocato per chiarire le cose e nell’incontro successivo l’assistente sociale l’ha informata che non c’era più alcun rischio di allontanamento.

Purtroppo molte famiglie si sentono tranquille perché non hanno fatto nulla di male e si muovono quando ormai è troppo tardi e il danno è stato fatto. A quel punto è molto più difficile correggere l’errore.

E dopo l’allontanamento a volte si attiva un meccanismo “perverso”. Il provvedimento, la sottrazione del minore, è talmente grave che successivamente il Tribunale, seppur di fronte all’emergere di una realtà diversa o in ogni caso non così allarmante quanto la denuncia iniziale aveva fatto credere, spesso non ammette di essere stato tratto in inganno e si intestardisce a dare la parola e il potere di gestire il caso agli stessi professionisti o assistenti sociali che hanno commesso l’errore o la valutazione errata. Anche se spesso sono in buona fede, ora sarà molto più difficile cercare di chiarire la situazione.

Approfondimenti: vedere a destra: "Tribunale per i minorenni: una giustizia priva di confini".

2. Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia

L'articolo 1 della legge 149/2001 dice: ”Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell'ambito della propria famiglia.” Facciamo notare che il diritto è del minore e non dei genitori.

Si tratta, com'è evidente, del principio ispiratore della legge: la sottrazione dovrebbe essere l'eccezione, non la regola. Tutte le persone coinvolte: psicologi, psichiatri, assistenti sociali, avvocati e giudici minorili dovrebbero fare di tutto per garantire questo fondamentale diritto del minore e rispettare il principio ispiratore della legge.

È importantissimo che ci sia l’accordo su questo principio ed più essenziale continuare a ricercare l’accordo di tutti su questo principio. Potrebbe apparire scontato in teoria, ma a volte non lo è nella pratica.

Ogni sforzo dovrebbe essere volto a mantenere i figli in famiglia o con i parenti fino al quarto grado, o a far rientrare i figli in famiglia.

Se non si percepisce questa tensione in direzione del garantire questo diritto del minore da parte di tutte le persone coinvolte, si dovrebbe cercare di ottenere l’accordo della persona (o persone) coinvolta chiarendolo direttamente con lui/lei, rivolgendosi al suo superiore, e così via. Questa intenzione dovrebbe manifestarsi in atti e azioni concrete. Insistendo su questo punto si chiede solamente l’applicazione della legge.

Approfondimenti: vedere la Legge 149/2001 nella colonna di destra.

3. Progetto SCRITTO e PARTECIPATO

Questo è un punto molto dolente. Finora non ci è mai capitato di vedere un progetto scritto e partecipato (controfirmato da tutti) per mantenere i figli in famiglia o con i parenti fino al quarto grado, o per far rientrare i figli in famiglia. Spesso si naviga a vista a tutto discapito dei minori.

Non sono necessari riferimenti: se chiedete a qualsiasi operatore o assistente sociale vi dirà che questa è la pratica standard.

Il progetto consentirebbe alla famiglia di sapere in maniera certa cosa sia necessario fare per mantenere (o riportare) il minore a casa. Eppure non viene fatto. Nessuno fa firmare questo progetto alla famiglia per accettazione. Insistete per avere questo progetto scritto e controfirmato da voi e dall’assistente sociale con delle azioni, misure e tempistiche chiare e precise per mantenere o riportare i figli in famiglia.

Approfondimenti: vedere notiziario assistenti sociali 2010 nella colonna di destra.

4. Programma di rafforzamento della genitorialità

Anche questo è un punto dolente. Purtroppo questo progetto di rafforzamento o recupero della genitorialità spesso non viene fatto neppure per i casi di cui al punto 3 in cui, con un aiuto adeguato alla famiglia, forse l’allontanamento dei figli non avrebbe dovuto neppure essere attivato. Abbiamo riscontrato moltissimi casi eclatanti in cui non è stato fatto un progetto per anni.

Il nostro comitato si occupa di errori e violazioni dei diritti e spesso, nella nostra esperienza pluriennale, abbiamo dovuto constatare la mancanza di un progetto di questo tipo, eppure dovrebbe essere la prassi. Nell’articolo 4 della legge 28 marzo 2001, n. 149 si prescrive: “Nel provvedimento di cui al comma 3, deve inoltre essere indicato il periodo di presumibile durata dell’affidamento che deve essere rapportabile al complesso di interventi volti al recupero della famiglia d’origine.”

Indipendentemente dal tipo o motivazione dell’allontanamento, insistete per avere un progetto scritto e controfirmato da voi e dall’assistente sociale con le azioni, misure e tempistiche chiare e precise per riportare i figli in famiglia. È un vostro diritto!.

5. Siate cittadini, non sudditi

Purtroppo molti assistenti sociali, psicologi e psichiatri non si rendono conto (ma a volte ci viene il dubbio che lo sappiano benissimo) del potere smisurato che hanno sulla vita delle famiglie.

Spesso nel decreto di allontanamento viene assegnato loro il potere di decidere il regime di visite dei minori.

La sospensione o riduzione delle visite è la minaccia più ricorrente che ci è stata riferita dai genitori. È comprensibile quindi che si crei un rapporto malato di sudditanza. Una protesta o contestazione potrebbe essere vista da alcuni come “mancanza di collaborazione” o “comportamento oppositivo”.

Ma insistere educatamente per far valere i propri diritti alla fine paga.

6. Procuratevi i documenti e leggeteli

A volte la famiglia non conosce neppure il motivo per cui i figli sono stati allontanati. I servizi sociali dovrebbero avere una cartella sociale a cui potete accedere. Lo stesso vale per la cartella processuale e per le eventuali cartelle cliniche.

Non serve l’avvocato, andate direttamente negli uffici preposti e fate una richiesta scritta.

Certamente fa male leggere le accuse (a volte persino falsità e pettegolezzi) e le valutazioni psichiatriche e psicologiche (spesso soggettive e a volte dense di pregiudizi) che sono state scritte su di voi, ma come potete difendervi se non sapete di cosa siete accusati esattamente?

Studiatevi anche le leggi e regolamenti fondamentali in materia:
Legge 149/2001 articoli da 1 a 5, articoli 29 e 30 della Costituzione Italiana, articoli del Codice Civile dal 315 in poi, in particolare l’articolo 330.
Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989.
Codici deontologici di assistenti sociali, psicologi, medici, avvocati (forense).
Linee guida locali sull’affidamento minorile.

7. Attenzione ai conflitti di interesse

I conflitti di interesse nella giustizia minorile sembrano essere talmente radicati che le persone non ne sono più nemmeno consapevoli. Se qualcuno ha un conflitto di interessi non sarà abbastanza equilibrato da poter aiutare la famiglia in modo disinteressato.

Una breve ricerca su Internet potrebbe chiarire molti comportamenti apparentemente inspiegabili di alcuni operatori e professionisti (si veda ad esempio: Video

La mancata adesione sincera al principio di cui al punto due di cui sopra (diritto del minore di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia) è il primo indicatore di un possibile conflitto di interesse.

8. Altre indicazioni
Procurarsi un registratore per gli incontri con servizi e operatori, soprattutto quelli più importanti, per ricordarsi quello che è stato concordato a voce. Se pensate che registrare di nascosto sia illegale, leggete www.gildavenezia.it/normativa/sched...ni_colloqui.htm
Soprattutto in caso di servizi, operatori o professionisti incompetenti, prevenuti o addirittura maldisposti, mettere qualsiasi richiesta o comunicazione per iscritto al fine di poter accertare la loro mala fede e ottenere la loro sostituzione e anche una sanzione adeguata per il loro comportamento
La stampa e la protesta pubblica dovrebbero essere l’ultima risorsa nel caso in cui nessuno ascolti. Se possibile farsi aiutare sempre da un’associazione perché una protesta fatta male o con argomenti o messaggi errati potrebbe essere controproducente
Denunciate formalmente le violazioni dei diritti umani, della legge e dei regolamenti e protocolli e gli eventuali conflitti di interesse. Le denunce andrebbero fatte anche e soprattutto dopo che le cose si sono risolte, al fine di correggere e sanzionare gli operatori che hanno sbagliato e impedire che questi drammi si ripetano. Spesso le famiglie vorrebbero solo godersi i figli in pace e dimenticare tutto, ma pensate al dolore che avete provato voi e pensate che la vostra denuncia potrebbe impedire che altre famiglie soffrano come voi. Se possibile farsi aiutare sempre da un’associazione o da un professionista onesto e senza conflitti di interesse perché una denuncia fatta male o con argomenti errati potrebbe essere controproducente
Partecipate alle manifestazioni di protesta su questi temi. Alcuni genitori ci hanno riferito di essere stati minacciati o di essersi trovati dei commenti nelle relazioni per la loro partecipazione a manifestazioni di protesta sul sistema dell’assistenza minorile. Non ci risulta che questo sia mai stato preso in considerazione dai giudici o che tali intimidazioni siano mai state attuate. Anzi in realtà, in base alla nostra esperienza, dopo una protesta pubblica, all’atto pratico i servizi e gli operatori si sono dimostrati più attenti e rigorosi e la situazione è migliorata. In ogni caso siamo ancora in uno stato democratico e i cittadini hanno ancora il diritto di manifestare. Abbiamo provveduto a denunciare e continueremo a denunciare questi abusi d’ufficio e tentativi di ingerenza antidemocratica nella vita delle famiglie.
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www.ccdu.org/minori/affido-bambini

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus - Via Vincenzo Monti 47, 20123 Milano

Tramite questo modulo, puoi richiedere informazioni al CCDU Onlus.

Indirizzo:
Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani – Onlus
Via Vincenzo Monti 47
20123 Milano

Codice Fiscale : 973 782 501 59

Segreteria telefonica : 02 871 96 730

Edited by **Ishtar** - 18/4/2015, 09:49
 
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